Pensare ‘giovane’ può aiutare ad invecchiare meglio

Nell’ambito dell’indagine nazionale sullo sviluppo della mezza età negli Stati Uniti, è stato valutato l’atteggiamento nei confronti dell’invecchiamento di quasi 500 uomini e donne, di età compresa tra 55 e 74 anni. Markus H. Schafer, presso la Purdue University (Indiana, USA) ha cercato di capire cosa ciascuno pensasse della propria età, confrontando il numero dichiarato con la vera età cronologica di ciascuna persona, nel tentativo di determinare quale parametro influenzasse più fortemente la percezione delle facoltà mentali nell’ invecchiamento. Nel 1995, quando i ricercatori chiesero per la prima volta ai soggetti dello studio quale fosse l’età che percepivano, la maggioranza riteneva di essere 12 anni più giovane rispetto all’età reale. Scrivendo che “al di là degli effetti dell’età cronologica, una maggiore percezione di vecchiaia è associata ad un’atteggiamento pessimistico riguardo l’invecchiamento cognitivo, i ricercatori hanno concluso che “la percezione dell’età plasma l’atteggiamento nei confronti del declino cognitivo. I risultati forniscono ulteriori prove sulle implicazioni di vasta portata che la percezione dell’età ha per un miglior invecchiamento. Ciò significa che la medicina anti-invecchiamento deve sempre concentrarsi anche sulle implicazioni psicologiche dell’ invecchiare. In ISMERIAN testiamo e miglioriamo le capacità mentali e le attitudini individuali al fine di ottimizzare l’approccio mentale verso l’invecchiamento.

Markus H. Schafer, Tetyana P. Shippee. “Age Identity, Gender, and Perceptions of Decline: Does Feeling Older Lead to Pessimistic Dispositions About Cognitive Aging?” The Journals of Gerontology Series B Psychological Sciences and Social Sciences, 2010; 65b (1): 91; DOI: 10.1093/geronb/gbp046.

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