In tutto il mondo si celebra oggi, 22 marzo, la Giornata Mondiale dell’Acqua, ricorrenza istituita nel 1992 dalle Nazioni Uniti al fine di sottolineare l’importanza di questo bene fondamentale per la vita.
‘Acqua per le citta’ – rispondere alla sfida urbana’: questo il titolo dell’edizione 2011 del World Water Day che ha come sede principale Cape Town. Il tema scelto quest’anno vuole focalizzare l’attenzione internazionale sulle ripercussioni sui sistemi idrici urbani di una rapida crescita della popolazione urbana.
“La sfida delle acque urbane deve essere riconosciuta per quello che realmente è: una crisi di governance, politiche inadeguate e cattiva gestione, piuttosto che una crisi dovuta alla scarsità della risorsa”, ha spiegato Joan Clos, sottosegretario generale delle Nazioni Unite. “Abbiamo bisogno di puntellare la sicurezza idrica contro i problemi dell’inquinamento e del cambiamento climatico – continua Clos – Abbiamo bisogno di idee innovative e buone pratiche da attuare”.
Secondo i dati sul rapporto tra acqua e urbanizzazione, pubblicati sul sito ufficiale del World Water Day 2011, la crescita della popolazione urbana avanza al ritmo di 2 persone al secondo. Attualmente la metà della popolazione mondiale vive nelle città, percentuale che entro due decenni salirà al 60% con punte del 95% nei Paesi in via di sviluppo.
Un abitante su quattro delle città del mondo, 789 milioni in totale, vive senza adeguate strutture igienico-sanitarie. Sono circa 497 milioni le persone che nelle città usufruiscono di servizi igienici in comune, cifra che nel 1990 era 249 milioni. È del 27% la percentuale della popolazione urbana che nei Paesi in via di sviluppo non ha accesso alla rete idrica da casa propria.
La sfida dell’oro blu nelle città aumenta se si considerano i dati sulla povertà: 828 milioni di persone vivono in baraccopoli o in condizioni disagiate, senza adeguati servizi idrici e igienico-sanitari. Vi sono poi altre problematiche legate all’urbanizzazione quali la privatizzazione dell’acqua, lo smaltimento dei rifiuti nei corsi d’acqua, malattie come il colera e la malaria provocate dalla scarsità di acqua potabile nonché la dispersione della risorsa attraverso le reti di distribuzione urbana.
Si stima infatti che le percentuali di perdita arrivano anche al 50%, con una stima annuale che si aggira tra i 250 e i 500 milioni di metri cubi di acqua potabile smarrita nei grandi centri urbani, che invece potrebbe rifornire dai 10 ai 20 milioni di persone.
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