Con il termine “Fitoterapia” si definisce ogni trattamento basato sull’utilizzo di vegetali (erbe, piante, fiori, e/o frutti), mentre con quello di Fitoterapia erboristica ho cercato di definire gli usi medicamentosi che possono essere fatti utilizzando vegetali tagliuzzati a pezzetti, raccolti freschi in natura o acquistati essiccati in erboristeria.
Oggi questa tecnica terapeutica è molto in voga, ma, a causa di un uso non sempre molto corretto, sono frequentissimi i casi in cui si perdono i molti benefici potenziali. A tale scopo è opportuno conoscere bene le modalità di raccolta, conservazione e preparazione delle piante medicinali. Trascurare questa parte significa quasi sempre perdere buona parte dell’aiuto che la fitoterapia può donare. Se una persona non ha la pazienza e la voglia di seguire con attenzione queste note introduttive, è meglio che lasci perdere l’erboristica e che si limiti ad assumere le soluzioni fitoterapiche idroalcoliche che sono già state preparate con la più corretta metodologia. Una differenza tra queste due tecniche è che, per esperienza di tutti coloro che possono veramente vantarsi di averla, le guarigioni più spettacolari, specie se la patologia è grave, si possono avere molto più facilmente con le erbe raccolte fresche.
Indicazioni
La fitoterapia erboristica non ha alcun limite di applicazione potendo essere usata in ogni tipo di malattia, in ogni condizione fisiologica (durante la gravidanza ci sono solo poche precauzioni da prendere) e in ogni età.
Oltre all’uso terapeutico (eseguito cioè durante la patologia) è molto valido e raccomandabile quello preventivo (da eseguire quando la patologia non si è ancora instaurata, ma ci sono sospetti sufficientemente validi per sospettarne lo sviluppo futuro). Io mi permetto di insistere in modo particolare proprio su questo punto, perché è certo che la stragrande maggioranza delle patologie umane potrebbero essere evitate da una corretta igiene di vita oppure, nei casi in cui questa non è attuabile al 100%, potrebbero essere evitate da trattamenti preventivi non farmacologici che compensino i danni apportati dal non rispetto di certe norme comportamentali. Ecco allora che in tale condizione la fitoterapia, analogamente a tanti altri approcci naturali, è di grande utilità. Quante volte, infatti, abbiamo letto o ci è stato riferito dai nostri genitori o nonni che in passato molte malattie non comparivano in persone che erano solite seguire alcuni insegnamenti della cultura popolare? È noto, ad esempio, che una tisana di vischio (preparata con il metodo della macerazione) può ostacolare l’insorgenza dell’infarto miocardico in una persona a rischio, ma ancora sana, che l’assume per 3 settimane consecutive 2 volte all’anno.
Controindicazioni
Non conosco vere controindicazioni generali, mentre esistono delle controindicazioni particolari con certe piante in alcune condizioni fisiopatologiche (come età neonatale, gravidanza, scompenso cardiaco, insufficienza epatica, insufficienza renale, ritenzione urinaria).
Effetti indesiderati
In genere, il solo effetto poco desiderato che si manifesta con le tisane che vengono assunte in gran quantità è l’incremento della diuresi che limita l’autonomia della persona tenendola relativamente vincolata ad una toilette. Oltre a ciò, alcuni disturbi sono dipendenti dalla dose di principi attivi che viene ingerita. Se si rispettano le posologie consigliate è difficile lamentare disturbi reali, ma in alcuni soggetti particolarmente sensibili o in quelli che hanno assunto dosaggi eccessivi, alcune piante, seppur molto raramente, possono causare:
– disturbi gastroenterici: bruciori di stomaco, nausea, diarrea, meteorismo;
– disturbi cutanei: prurito, arrossamenti maculo-papulari, reazioni simil-allergiche, sudorazione.
Precauzioni particolari
Va ricordata la precauzione generale di limitare la quantità di tisana nei pazienti con scompenso cardiaco o con insufficienza renale, perché un eccessivo introito di liquidi può far precipitare una crisi cardiaca acuta.
Va ricordato pure che tutte le piante svolgono la loro azione terapeutica proprio perché contengono sostanze farmacologiche di effetto non trascurabile. La moderna farmacologia, infatti, fino a poco fa era basata sull’utilizzo di molecole estratte dalle piante (e poi adeguatamente purificate) oppure su molecole chimiche sintetizzate in laboratorio copiando la struttura molecolare di quelle presenti nella piante. Solo recentemente la farmacologia più avanzata ha iniziato a modificare la struttura chimica di tali molecole per potenziarne gli effetti o ridurne la tossicità. In questo ultimo decennio, però, la ricerca farmaceutica sta puntando nuovamente sulla natura cercando di isolare o sintetizzare nuove molecole di estrazione vegetale che possano allargare gli orizzonti terapeutici (il tassolo, principio attivo della pianta Tasso [Taxus baccata] che pare essere di eccezionale potenza contro il cancro ovarico, è un esempio piccolo ma noto già a molti).
Da ciò si può intuire che le piante non sono tutte innocue, perché, a parte quelle chiaramente velenose, anche quelle comuni vanno assunte secondo le regole prescritte dato che ogni pianta contiene una gran numero di sostanze chimiche vegetali che, in particolari condizioni, in particolari organismi e a particolari dosaggi, possono indurre effetti non desiderati.
Posologia e modalità di somministrazione
La dose va decisa caso per caso, in base al tipo di pianta e in base alla patologia del paziente e le sue condizioni fisiopatologiche. In linea generale, però, va ricordato che:
– tanto più la patologia è grave, tanto maggiore deve essere la quantità di tisana da assumere quotidianamente (sempre che non ci siano controindicazioni a ciò),
– l’assunzione a sorsi di piccole ma frequenti dosi di tisana è molto più efficace dell’assunzione di una grande quantità tutta in una volta,
– l’assunzione a digiuno è generalmente preferibile perché permette una maggiore assorbimento gastroenterico,
– l’assunzione di una pianta per volta è sempre preferibile alle associazioni di molti tipi, perché non si possono escludere interazioni farmacologiche tra i vari componenti chimici dei fitoterapici (a ciò fanno eccezione molte miscele già “collaudate” da decenni o secoli di esperienza).
Efficacia
Tutti i prodotti fitoterapici hanno un’efficacia abbastanza buona, ma la loro azione resta sempre sintomatica e quindi qualitativamente inferiore a quella dei prodotti omeopatici ad alte diluizioni. Dato comunque che questi ultimi non possono essere assunti al di fuori del controllo medico, è comprensibile e lecito che una persona ricorra alle autoprescrizioni fitoterapiche che, tra l’altro, sono certamente da incoraggiare e da preferire rispetto a quelle farmacologiche. Infatti, se quelle fitoterapiche sono sempre anche innocue (oltre che medicamentose), quelle farmacologiche sono sempre anche tossiche.
L’efficacia della fitoterapia erboristica, analogamente agli altri ausili terapeutici appartenenti al medesimo gruppo, dipende da alcuni fattori e in particolare può essere ritenuta tanto maggiore quanto:
– il paziente è intossicato (da farmaci, cibo, vizi, stress, ecc.),
– la patologia è di lieve entità e di breve comparsa,
– il paziente, insieme alla terapia fitoterapica, riesce a modificare le abitudini errate e riesce a vivere la sua giornata tenendo conto delle più comuni e normali norme igieniche.
Più in generale, comunque, possiamo affermare che, se da una parte abbiamo le terapie ad azione fisica potente (farmacoterapia) e dall’altra abbiamo le terapie ad azione energetica potente (omeopatia ad elevate diluizioni), bisogna convenire che la fitoterapia erboristica appartiene ad un gruppo intermedio sicuramente meno potente sia della farmacoterapia che dell’omeopatia, perché non ha la concentrazione dei principi attivi della prima e neppure la potenza energetica della seconda.
Disclaimer
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