Farmaci: in tempi di crisi, italiani cavie umane in Svizzera

“Da quasi un mese entro ed esco da questa clinica nel Canton Ticino, a pochi passi dal confine, dove mi hanno promesso 1200 euro in cambio del mio corpo per 6 giorni di ricovero (divisi in due periodi). Su di me e altri 27 soggetti sani, testano gli effetti di un antiacido per lo stomaco e di un farmaco per le disfunzioni tiroidee. Sono 750 gli italiani che ogni anno si presentano nella clinica in cui si testano i farmaci. Il proprio corpo in cambio 1.200 euro”.

È Il Fatto quotidiano a pubblicare la testimonianza di uno dei 750 gli italiani che ogni anno si presentano nella clinica svizzera in cui si testano i farmaci. In tempi di crisi, si arriva anche a fare la ‘cavia umana’ per sopravvivere.  600 euro per due giorni di ‘lavoro’, si arriva così a 4000 franchi per due settimane.

Come ha spiegato un capo-infermiere della clinica, il 95 per cento dei pazienti è italiano, il resto stranieri che vivono nel nostro Paese. Le uniche tre cliniche che offrono questo genere di studi sono situate in un raggio di 30 chilometri dal confine e il personale medico è composto da soli italiani.

Negli ultimi mesi, le auto-candidature per fare da cavia sono in leggero aumento e arrivano ormai anche dal sud Italia, anche se non hanno alcuna speranza di venire accettate.  Per partecipare è infatti necessario risiedere in un raggio di 100 km dalla clinica:  nel caso di effetti collaterali del farmaco il soggetto deve essere tempestivamente raggiungibile.

Per le cliniche svizzere, d’altra parte, questo costituisce un business molto profittevole: le case farmaceutiche pagano infatti grosse somme di denaro per l’ultima fase di test sui farmaci da immettere in commercio.

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