Molti farmaci, se assunti in maniera incauta in gravidanza, possono causare danni al bambino. Ecco perché a partire dal 2014 l’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) ha avviato una revisione relativa all’uso dei medicinali contenenti valproato nel trattamento di donne e ragazze in età fertile o in gravidanza. I farmaci a base di valproato sono autorizzati nei Paesi UE, per il trattamento dell’epilessia, del disturbo bipolare e in alcuni paesi anche dell’emicrania.
Da uno studio riportato dall’Aifa e condotto qualche tempo fa su un campione significativo è emerso che i figli di donne che assumono farmaci per il trattamento dell’epilessia durante la gravidanza possono essere esposti ad rischio maggiore di ritardi nello sviluppo fisico e mentale. I bambini esposti a farmaci antiepilettici erano soggetti anche ad un aumento del rischio di difetti alla nascita, secondo lo studio apparso sulla rivista Epilepsia.
Nessun ritardo nello sviluppo fisico o mentale è stato riscontrato nei bambini nati da donne affette da epilessia che non assumevano farmaci antiepilettici durante la gravidanza e i figli di padri con epilessia in generale hanno mostrato uno sviluppo iniziale normale.
“Il nostro studio […] conferma che i bambini esposti a farmaci antiepilettici in utero avevano punteggi più bassi per le aree chiave dello sviluppo rispetto ai bambini non esposti a farmaci antiepilettici”, concludeva il dottor Gyri Veiby, del Haukeland University Hospital di Bergen, in Norvegia. “L’esposizione al valproato, lamotrigina, carbamazepina o a farmaci antiepilettici multipli è risultato legato a esiti avversi sullo sviluppo” ha concluso Veiby.
Il Pharmacovigilance Risk Assessment Committee (PRAC) di EMA ha pubblicato una nota in cui raccomanda l’utilizzo del valproato in gravidanza soltanto nelle donne affette da una forma di epilessia non responsiva a nessun altro farmaco.
In Inghilterra, l’uso di questo farmaco nelle donne fertili è stato autorizzato solo in quelle che firmino un esplicito consenso informato.
La revisione relativa alla molecola in questione è stata dunque avviata dall’EMA per capire in che modo e quando e se sospendere l’assunzione del farmaco valproato nelle donne fertili. La sospensione, in ogni caso, non deve mai essere decisa arbitrariamente dalla paziente.
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