Perché Edward Bach abbandonò i Nosodi batterici?

Per alcuni Omeopati é ancor oggi difficile capire le ragioni per le quali il noto batteriologo Edward Bach abbandonò le sue prime brillanti scoperte. Ma per comprenderne i motivi non bisogna guardarsi indietro, ai passati studi, quanto sporgersi in avanti alle intuizioni successive, alle ricerche seguenti che diedero forza alle nuove teorie a cui era giunto tramite l’osservazione.

È anche da dire che queste sue nuove idee gli valsero dissidi con la classe medica ortodossa, l’Ordine minacciò di radiarlo, ricevette distanza dagli stessi colleghi Omeopati e di conseguenza dovevano essere ragioni importanti, molto più forti delle intimidazioni e della distanza ricevuta.

È noto che le sue ricerche sulla flora batterica intestinale originarono dei vaccini che davano risultati ottimi nella cura di malattie croniche, tanto che nel 1927 ne parlò all’International Homeopathic Congress di Londra leggendo la relazione dal titolo “Il problema della malattia cronica”. Medici erano giunti dall’estero per ascoltarlo, imparare metodi di produzione e somministrazione, e anche la stampa specializzata se n’era particolarmente interessata. Ciò riporta l’attenzione all’enorme attività pioneristica di microbiologo e patologo, una vita tra provette e colture di germi, perché è vero che si dedicò ai rimedi floreali solo negli ultimi dieci anni della sua vita. Accettando però l’idea che fosse brillante e lungimirante in laboratorio, con le sue originali osservazioni, come non poteva esserlo anche in altri campi?

Ma torniamo al convegno. Aprì il suo intervento parlando di CIBO, del contenuto del canale alimentare umano e di come si modificava in base alla dieta, sostenendo che nutrirsi di cibo NON ALLO STATO NATURALE cambiava il contenuto dal punto di vista chimico, fisico e batteriologico, ritenendo l’ultimo fattore il più importante negli individui con una malattia cronica in corso. Lo affermava con sicurezza perché era riuscito a identificare i batteri presenti nell’intestino in base alla loro azione fermentativa sullo zucchero, e aveva analizzato negli anni il contenuto dell’intestino crasso di migliaia di pazienti.

Pochi anni prima aveva scoperto la Tossiemia intestinale – la Psora di Hahnemann – rilevando che traeva la sua origine da errori dietetici e solo secondariamente dall’infezione che nasceva dalle anormali condizioni dell’intestino. (Nota: la tossiemia poteva rimanere nascosta per molto tempo, anche anni, e si manifestava solo quando aveva già colonizzato l’organismo.)

Scoprì che in chi mangiava cibo cotto il contenuto dell’intestino crasso aveva cattivo odore, era scuro, e di reazione alcalina; conteneva molti prodotti della putrefazione, come l’indolo, e il contenuto batterico era composto da Bacillus Coli, streptococchi e organismi vettori di spore. Nelle persone che mangiavano cibo crudo il contenuto dell’intestino crasso era inodore, di colore chiaro e reazione acida; non c’erano prodotti della putrefazione e il contenuto batterico era composto da bacilli di acido lattico e alcuni Bacillus Coli.

La razza umana si era originariamente nutrita di cibo crudo, frutta, semi, una dieta che soddisfaceva il fabbisogno dell’organismo in vitamine, nutrienti, sostanze necessarie al contenuto batterico ai fini della pulizia dell’intestino e che manteneva così un certo grado di acidità, inibendo la crescita di alcuni organismi patogeni; tuttavia le migrazioni, il cambio di abitudini e il cibo cotto alterarono il contenuto intestinale dei popoli (divenuto alcalino, come in occidente) e l’organismo si adattò facendo sopravvivere la specie, ma al prezzo di uno standard di vigore e Salute molto minore.

Proseguendo con le ricerche egli confermò che laddove le condizioni della flora batterica erano ‘anormali’ e gli stati chimici e fisici anomali, l’elemento batterico di disturbo resisteva pur avendo variato la dieta e avendo tolto ogni forma di carne cucinata – che produceva tossine – e introdotto più verdure crude, frutta, semi, noci (che miglioravano quindi il contenuto intestinale).

Il grado di acidità dell’intestino dipendeva dallo sviluppo dei bacilli dell’acido lattico che avevano bisogno di amido per moltiplicarsi: ma i tipi comuni di amido si tramutavano in zucchero molto prima di arrivare all’intestino crasso e così suggerì che bisognava usare farina di avena e noci triturate per introdurre amidi che non diventassero zucchero prima di arrivare là dove servivano.

Per il lavoro sui vaccini autologhi era riuscito a classificare l’enorme numero di germi gram-negativi, o del grande gruppo Colitifoide, in sette gruppi-base riferendosi alla loro azione fermentativa su certi zuccheri (4 zuccheri).

Quando Bach associò inizialmente il Nosodo alla personalità del paziente si era probabilmente reso conto che i pazienti di quel gruppo avevano una ‘sensazione di fondo in comune’ ma non essendo ‘specifica’ dava risultati ma non definitivi: c’era un miglioramento generale dell’organismo non dovuto al trattamento locale (lo diceva già nel 1924) piuttosto al cambio di dieta che produceva un monte minore di tossine nell’intestino, ripristinava in parte le normali funzioni, e solo in seguito utilizzava i suoi Nosodi “nella dose più piccola possibile”, come Hahnemann aveva suggerito.

Il punto cruciale è che i Nosodi batterici, una volta dinamizzati, erano di polarità negativa e le piante invece di polarità inversa. Fu la differenza di polarità – positiva nella Materia Medica Naturale – a indurlo alla riflessione, perché in Natura tutto era indice di armonia, e da subito volle trovare sostanze più pure ritenendo il primo errore l’utilizzo dei prodotti derivati dalla malattia.

“Preferirei presentarvi sette gruppi di erbe, anziché sette tossine batteriche.” Bach stava proseguendo sulla strada tracciata da Hahnemann.

Similia similibus curantur – il simile cura il simile – non era quindi la materia prima dalla quale si partiva per realizzare l’antidoto alla malattia, ma era la malattia nata nell’uomo per curare un errore fatto dall’uomo. Era l’errore dell’uomo il primo simile e la malattia intendeva evidenziarlo per curarlo. La malattia evidente era indice di disarmonia nell’individuo e una parte dell’organismo non vibrava più all’unisono, così come l’uomo non vibrava più all’unisono con i suoi simili e le cose del mondo, in cui viveva inserito.

Le vere malattie dell’uomo erano orgoglio, crudeltà, odio, egoismo, ignoranza, instabilità e avidità: l’origine della malattia non era materiale e per questo non sarebbe stata estirpata senza uno sforzo di tipo diverso.

Inoltre i Fiori identificati all’interno dei 7 grandi gruppi erano 38, molti di più degli iniziali 7 Nosodi, e per chiarire il concetto potremmo dire che nel gruppo della paura troviamo la paura di cose specifiche, la paura di cose vaghe, la paura per i propri cari, il terrore, la paura di perdere il controllo della mente, 5 paure diverse. Il Nosodo non poteva corrispondere esattamente a una specifica paura.

C’è di più: se il paziente avesse avuto tratti emozionali relativi ad altri Nosodi, ad esempio la solitudine (Heather, Impatiens, Water Violet) o la troppa preoccupazione per il benessere altrui, (Chicory, Vervain, Beech, Vine) o di altri gruppi, quale Nosodo avremmo scelto? Va da sé che il lavoro dei Nosodi è parziale, si rivolge esclusivamente al fisico e non ad aspetti più specifici presenti nell’individuo.

Un altro ostacolo è da identificarsi nel lungo corso di studi necessari per occuparsi di Omeopatia e dunque alla dipendenza che si genera tra chi è malato e chi cura. Bach desiderava che le persone sapessero come mantenersi in Salute, fossero in grado di curarsi da soli se malati, e voleva insegnare loro come fare, perché riteneva questo il compito più alto della professione medica. “Non è necessaria nessuna scienza, nessuna conoscenza al di fuori dei metodi descritti nel libro”.

Mirando alla libertà e alla semplicità intendeva forse imitare la Natura dove tutto era libero e semplice. I Fiori erano da sempre a disposizione nei campi e la Natura stessa aveva inventato il metodo di estrazione dei loro meravigliosi poteri curativi; essendo la floriterapia un metodo alla portata di chiunque e si era diffusa proprio per il suo facile impiego e perché questo era ciò che voleva.

Dunque non si è trattato di ‘non aver studiato abbastanza i Nosodi, o non averli adeguatamente compresi, travisandone il valore terapeutico’ ma di dare piuttosto seguito ad una precisa volontà di superarli, per affinare un metodo più utile, preciso ed efficace, e conseguentemente abbandonare ciò che non serviva più, come del resto faceva sempre.

Bach viene giustamente ricordato oggi ‘solo’ per aver scoperto il nuovo metodo: i Fiori sono una scoperta molto più importante dei Nosodi batterici. Un sistema che punta a riportare armonia nella persona, attivando le sue innate capacità di autoguarigione e lasciandolo migliore dopo aver corretto l’errore, senza peraltro interferire con l’utilizzo di sostanze esterne, che si aggiungerebbero al disequilibrio esistente, al caos già presente nell’organismo.

Usando una metafora si potrebbe dire che nell’orchestra del corpo umano ammalato c’è bisogno di un cambio di Direttore, qualcuno che sappia impartire meglio gli attacchi ai singoli musicanti, che identifichi e riaccordi gli strumenti stonati, per riportare la melodia a una condizione armonica: un suono bello.

La delicatezza dei Fiori riporta ordine e armonia senza interferire. Non è possibile portare la luce utilizzando il buio: ci vuole la luce per portare luce e polarità positiva per ripristinare polarità positiva.  I difetti degli uomini sono la malattia, le tossine della stessa lo sono di conseguenza, ed ecco perché il Dottore abbandonò le sue prime brillanti scoperte per imboccare un’altra strada, la giusta via della Natura che passa per i campi, i boschi e gli acquitrini.

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