Già da molti anni è nota la stretta relazione tra psiche e sistema immunitario, una relazione che coinvolge fortemente anche il sistema nervoso e quello endocrino (è ormai famosa la sigla PNEI per indicare una nuova disciplina multidisciplinare: la psiconeuroendocrinoimmunologia).
Desiderando approfondire queste intensissime relazioni che, tra l’altro, sono alla base della quotidianità di ogni persona, dopo molti anni di studio e di ricerche sono riuscita a riunire in un unico volume tutta la sintesi delle più importanti e recenti conoscenze. Dal libro che ne è scaturito, Multidisciplinarietà in Medicina, ho tratto la riflessione che desideravo presentare oggi su questo affascinante argomento: emozioni e sistema immunitario.
Le definizioni proposte per il termine ‘emozione’ sono molteplici. I tentativi di classificazione delle emozioni hanno portato a distinguere quattro emozioni fondamentali: emozioni appetitive (desiderio e piacere), collera-rabbia, ansia-paura, panico con angoscia di separazione. Inoltre, sono state proposta varie teorie per comprendere le funzioni delle emozioni: le teorie motivazionali, cognitive, psicoanalitiche, evolutive e fisiologiche.
Le teorie fisiologiche hanno evidenziato che la reazione emozionale attiva risposte endocrino-metaboliche e comportamentali integrate e l’ipotalamo ha un ruolo centrale nelle interazioni che collegano il sistema nervoso centrale (SNC) con le strutture somatiche periferiche. I segnali ipotalamici, sugli effettori periferici, vengono attivati mediante il controllo delle secrezioni endocrine e il controllo del sistema nervoso autonomo. I segnali ipotalamici, inviati al SNC, raggiungono il sistema limbico (tra cui l’amigdala) e la neocorteccia consentendo un controllo delle emozioni e dei comportamenti motivati.
Sono stati evidenziati due circuiti connessi alle esperienze positive e a quelle negative:
- Il circuito connesso alle esperienze positive comprende il circuito ventro-tegmento-accumbens-pallido-talamo-corticale che si chiude con il fascicolo proencefalico mediale. Ha come principale trasmettitore la dopamina, è deputato ad assicurare risposte motivazionali che garantiscano la sopravvivenza e rappresenta il substrato chiave dell’attivazione psicomotoria specie-specifica associata all’anticipazione degli stimoli gratificanti.
- Il circuito connesso alle esperienze negative comprende il grigio periacqueduttale, il nucleo accumbens, l’amigdala, l’abenula, il nucleo arcuato e l’ipotalamo e invia proiezioni discendenti al nucleo del rafe dorsale e al locus coeruleus. È deputato ad assicurare risposte di difesa-attacco o fuga e rabbia e a modulare le sensazioni dolorifiche.
Le emozioni giocano un ruolo centrale nell’orchestrare la risposta psicobiologica in rapporto alle varie situazioni. Infatti, la risposta adattiva richiede diversi tipi di cambiamenti (a livello psicologico, fisiologico e comportamentale) conformi all’esperienza affettiva, ad esempio di minaccia per la sopravvivenza o di perdita di una persona cara.
Sono stati riconosciuti tre modelli di risposte adattive di tipo affettivo/motivazionale, che si attivano in risposta a specifiche condizioni scatenanti e possono coinvolgere il sistema immunitario. Queste sono la risposta di lotta-fuga, la risposta di recupero e il comportamento di disimpegno o di rinuncia.
La risposta di lotta-fuga implica l’identificazione di una minaccia che richiede azioni di tipo fisico e la mobilizzazione di risorse fisiologiche per promuovere questa attività. Vengono sottoregolate funzioni non centrali nel contesto della minaccia, come processi anabolici e riparativi. Vengono sopraregolate tutte le funzioni volte all’utilizzazione delle risorse, con attivazione del sistema simpatico, dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA) e altri sistemi fisiologici.
I cambiamenti immunitari durante la risposta di lotta-fuga sono stati considerati in parte come effetti collaterali negativi secondari all’intensa mobilizzazione delle risorse. Tuttavia, Dhabhar e McEwen ritengono che alcuni cambiamenti immunitari siano una parte integrante della risposta fisiologica alla situazione di minaccia. In particolare, i leucociti vengono dirottati dal sangue verso gli organi immunitari e questa ridistribuzione è parte integrante della risposta, in quanto prepara l’organismo a fronteggiare possibili ferite o infezioni secondarie alla lotta o alla fuga. Inoltre, si ha un incremento del numero delle cellule NK nel sangue e ciò consente di uccidere rapidamente eventuali microrganismi, penetrati attraverso le ferite cutanee o altre lesioni. L’incremento acuto delle cellule NK è mediato dall’attivazione del sistema simpatico che ridistribuisce i globuli bianchi, comprese le NK, e modula l’espressione delle molecole immunitarie che controllano il traffico dei leucociti.
La paura, che è una componente centrale della risposta di lotta-fuga, gioca un importante ruolo nel coordinare l’attivazione del sistema simpatico. I conseguenti cambiamenti del sistema simpatico modulano l’attività e la distribuzione delle cellule immunitarie e ciò potrebbe rivestire un ruolo adattivo nel contesto della situazione di minaccia.
La risposta di recupero, secondaria a infezioni o lesioni, contempla un aumento delle citochine proinfiammatorie. Queste provocano il sickness behavior che induce sonnolenza o incremento del sonno, diminuzione dell’esplorazione sociale, dell’interesse sessuale e dell’aggressività, e l’adozione di comportamenti generali di rinuncia e di astensione dalle normali attività. Questi cambiamenti comportamentali rivestono un significato adattivo per supportare il recupero dopo lesioni o malattie. Il diminuito utilizzo dell’energia consente infatti di dirigere tutte le riserve energetiche verso il recupero e i processi riparativi.
Il comportamento di disimpegno o rinuncia è caratterizzato da un incremento dell’ACTH e del cortisolo, da un’analgesia oppioide-mediata, dal rilascio di dopamina dalla corteccia prefrontale e da una diminuzione delle funzioni immunitarie cellulo-mediate. Alti livelli di citochine proinfiammatorie si verificano molto verosimilmente quando l’animale si confronta con uno stressor incontrollabile, ossia in un contesto in cui questo comportamento di rinuncia assumerebbe un significato adattivo. Ad esempio, in uno scontro con un animale dominante e aggressivo, la diminuzione dell’aggressività, indotta dalle citochine, può essere un comportamento adattivo in quanto diminuisce la possibilità di essere attaccato.
Gli animali subordinati hanno resistenza ai glucocorticoidi. In questa condizione, il recettore dei glucocorticoidi sulle cellule immunitarie è sottoregolato e le cellule non rispondono a questi ormoni. A ciò consegue una produzione incontrollata di citochine proinfiammatorie. Inoltre, iniettando citochine proinfiammatorie in animali, questi non adottano comportamenti aggressivi, ma solo di difesa. L’incremento delle citochine proinfiammatorie potrebbe rivestire un significato adattivo in corso di situazioni di minaccia incontrollabile. Infatti, potrebbe ridurre la possibilità che l’animale possa provocare un attacco da parte di animali dominanti e potrebbe anche promuovere la guarigione di eventuali ferite.
È stato evidenziato che anche nell’uomo stress acuti di minaccia provocano un incremento dei livelli di citochine proinfiammatorie.
Da tempo, diversi studi hanno evidenziato che le emozioni negative si associano in generale a diminuzione delle funzioni immunitarie. Più di recente è emerso che persone con stile emozionale più negativo presentano una maggiore attivazione del cervello destro, in particolare della corteccia prefrontale destra. La spiegazione è stata fornita da studi di risonanza magnetica funzionale che hanno consentito di visualizzare le vie attivate dalle emozioni. Queste comprendono: corteccia prefrontale, giro del cingolo, amigdala, asse dello stress e sistema nervoso simpatico. Le emozioni negative seguono questa strada nell’emisfero destro; le emozioni positive viaggiano nel sinistro, non attivano l’amigdala e quindi neppure la cascata dello stress.
È stato riconosciuto che alti livelli di attivazione della corteccia prefrontale destra si associano ad un più basso titolo di anticorpi dopo vaccinazione antinfluenzale e anche a minore attivazione delle cellule NK.
La depressione si associa a una varietà di alterazioni immunitarie che rispecchiano quelle osservabili dopo forti eventi stressanti, come un lutto: si ha diminuzione dei linfociti T e B, delle cellule NK e incrementata produzione di citochine proinfiammatorie. Inoltre, il sickness behavior comporta sintomi molto simili alla depressione.
Alcuni studi sull’associazione tra ansia e alterazioni immunitarie hanno evidenziato alterazioni immunitarie simili a quelle osservate in laboratorio in corso di stress acuto. Tuttavia, in diverse situazioni ansiogene naturalistiche si sono osservate diminuzioni delle cellule NK.
La preoccupazione si differenzia dall’ansia. È caratterizzata dalla tendenza ad anticipare e a immaginare potenziali eventi negativi futuri. Soggetti con queste caratteristiche hanno dimostrato alterazioni immunitarie (come diminuzione delle NK) in risposta a stressor naturalistici (come dopo un terremoto), come pure alterazioni immunitarie in risposta a stressor acuti laboratoristici.
La collera, che include ostilità e aggressione, è un’emozione che spesso è conseguente a situazioni che creano un’interferenza, soprattutto se deliberata, al raggiungimento di certi obiettivi. Può scaturire anche solo dalla percezione di essere trattati scortesemente e può esplicitarsi con la tendenza ad assumere un comportamento aggressivo.
L’ostilità è considerata sia uno stato umorale, sia uno stato affettivo e spesso comporta la tendenza a considerare gli altri con diffidenza e cinismo.
La collera è spesso collegata a problemi cardiovascolari e vi è un legame tra collera-ostilità, processi infiammatori e malattie cardiovascolari.
Studi effettuati su un gruppo di pazienti cancerosi, sottoposti a terapie cognitivo-comportamentali, hanno dimostrato che essi, rispetto al gruppo di controllo, presentava un aumento delle cellule NK e maggiore sopravvivenza. Dal punto di vista psicologico, i pazienti presentavano una diminuzione della depressione e dell’ansia e un aumento della collera. Tuttavia, interventi di questo tipo potrebbero aver aiutato quei soggetti che presentavano difficoltà nell’ammettere, nello sperimentare o nell’esprimere la collera con conseguenti benefici psicologici.

L’articolo è stato tratto dal libro della Dr.ssa Gasparini
“Multidisciplinarietà in Medicina”
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