Donne che lavorano troppo. Lo stress è femmina

Sono mogli, sono madri, sono lavoratrici, sono casalinghe. Sono, in altre parole, donne ‘multitasking’. Alcune di loro si dichiarano insoddisfatte della propria vita, altre si dicono appagate di essere ‘una e centomila’.

Quali conseguenze comporta però, a livello psicologico e fisico, uno stile di vita ‘multitasking’? E quale potrebbe essere la soluzione per prevenire lo stress che, inevitabilmente, colpisce l’universo femminile? Questi gli interrogativi al centro del dibattito andato in onda venerdì scorso su La7, all’interno della trasmissione Le invasioni barbariche.

“Ancora oggi nella nostra società le donne si fanno carico del lavoro degli altri: fanno molto più di quello che fanno i maschi. Quindi quando uno somma il lavoro, alla cura dei figli, alla cura della casa e del marito è chiaro che tutto questo può diventare molto”, afferma Filippo Ongaro, direttore dell’Ismerian, Istituto di Medicina Rigenerativa e Anti – Aging di Treviso, e autore del libro Le 10 chiavi della salute.

“Lo stress esiste, eccome. Lo stress è una risposta d’allarme, si trova ripetuta in molte specie animali. Il problema è che quando lo stress è attivo cronicamente ci fa ammalare”, aggiunge Ongaro, “Biologicamente le donne sono più protette dallo stress rispetto agli uomini perché producono un neuro-ormone che si chiama ossitocina ed è un ormone anti-stress. Questo ormone, essendo un neuro-ormone, viene prodotto di più dalla donna finché questa ha un ruolo femminile: l’ambiente modula la secrezione di questo ormone quindi se noi mettiamo la donna in contesti prettamente maschili questo neuro-ormone sarà prodotto meno”.

Filippo Ongaro ricorda quindi che stress, sedentarietà e cattiva alimentazione costituiscono i principali ‘killer’ nella società occidentale e che le donne si ammalano oggi più che in passato.

Come invertire, dunque, questa tendenza?

“Dovrebbero esistere in Italia delle strutture sociali per le donne e i padri dovrebbero essere incoraggiati e prendersi cura dei figli insieme alle madri”, afferma la scrittrice Loredana Lipperini (autrice di “Non è un paese per vecchie”) la quale riporta come esempio virtuoso il modello scandinavo. In Scandinavia, infatti, al fine di garantire una parità e la condivisione del lavoro domestico, è previsto un congedo di paternità indennizzato all’80-90%.
Una situazione ben diversa dal welfare italiano che, secondo l’autrice, è “un welfare volontario basato sulla fatica delle donne”.

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