Dislessia: un’epidemia o troppe diagnosi sbagliate?

Le cifre ufficiali parlano del 5 per cento della popolazione scolastica. I nuovi casi superano i trentamila all’anno. Ma davvero la dislessia è una nuova epidemia o piuttosto le stime non rispecchiano la reale incidenza del disturbo in Italia?

Jubin Abutalebi, docente di neuropsicologia all’università del San Raffaele di Milano, ha spiegato: “Spesso arrivano alla nostra osservazione ragazzini definiti dislessici dagli insegnanti, che ad un esame approfondito si rivelano normali”.

Come spiegato in un precedente articolo, la Dislessia è un Disturbo Specifico dell’Apprendimento (DSA) di origine neurobiologica, caratterizzato da difficoltà nella lettura, in un contesto in cui il livello scolastico globale e lo sviluppo intellettivo del soggetto sono nella norma.

Queste le caratteristiche generali:
– È presente fra il 3-5% dei bambini in età scolare;
– Quoziente intellettivo (QI) nella norma
– Livello di lettura inferiore alla media nella velocità di lettura o nell’accuratezza;
– Assenza di cause neurologiche o sensoriali;
– Persistenza del disturbo nel tempo.

I due parametri di riferimento per la diagnosi della dislessia sono la velocità di lettura (calcolata in numero di sillabe lette al secondo) e l’accuratezza (numero di errori commessi).

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