Il Ministero della Salute ha vietato per 12 mesi la vendita di anguille pescate nel lago di Garda e destinata all’alimentazione umana perchè contaminate da diossina. I laboratori dell’Istituto sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna e quelli dall’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie hanno esaminato i campioni di pesce del Garda; il Centro di referenza nazionale dell’Istituto Zooprofilattico dell’Abruzzo e Molise ha effettuato la valutazione del rischio per la salute umana. La conclusione è che nelle anguille è stata riscontrata diossina in quantità tale da non poter essere considerata irrilevante.
Il titolo dell’ordinanza è “Misure urgenti per la gestione del rischio per la salute umana connesso al consumo di anguille contaminate provenienti dal lago di Garda”. Le regioni Veneto e Lombardia e la Provincia Autonoma di Trento hanno l’incarico di controllare che venga osservato il divieto assoluto di commercializzazione delle anguille.
Il sottosegretario alla Salute Francesca Martini, firmataria dell’ordinanza, ha sottolineato che di tutti i pesci esaminati (102 campioni di anguilla, persico, luccio, tinca e coregone, prelevati in 10 punti del Garda a coprirne l’intera superficie) soltanto le anguille sono risultate inquinate e che non ci sono rischi di sorta per la balneazione.
“L’acqua del Garda nella sponda trentina del lago è perfetta, non presenta alcun problema, nè batteriologico né chimico-fisico, come confermano le analisi e il monitoraggio effettuati costantemente durante tutto l’anno dalle strutture della Provincia autonoma di Trento”. Lo ha ribadito Tiziano Mellarini, assessore al Turismo della Provincia autonoma di Trento.
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