L’epidemiologo Valerio Gennaro: «Perché per indagare le cause delle malattie si spende quasi zero?».
«Se continuiamo così, finiremo per investire tutte le risorse nella ricerca di nuovi farmaci e perderemo di vista che la vera sfida è intervenire sulle cause ambientali, sociali, lavorative delle malattie».
Valerio Gennaro è medico epidemiologo dell’Istituto tumori di Genova e da molto tempo va ricordando che «la cura più efficace è nella prevenzione primaria».
Investire denaro per scoprire farmaci più mirati ed efficaci è tempo perso?
Assolutamente no. Ma fa spendere soldi quando i buoi sono già scappati. Credo che sarebbe più lungimirante concentrarci per evitare che fuggano. Fuor di metafora: la via giusta non è correre dietro ai malati, veri o presunti, e far aumentare ancor più la spesa sanitaria. Da anni ormai ci chiediamo solo come si cura una malattia, mentre non c’è alcuna voglia di indagare le cause che ne sono alla base. Ecco perché servono investimenti per indagare i fattori esterni che fanno aumentare il numero di malati.
E oggi queste risorse sono troppo scarse?
Sono una miseria: gli investimenti per la ricerca in prevenzione primaria non arrivano allo 0,8% della spesa sanitaria. Una scelta assurda: un rapporto della Unione europea, già 11 anni fa, rivelò che ogni euro speso per abbattere i fattori esterni delle malattie ne fa risparmiare dieci: sei di spesa sanitaria e quattro di spesa previdenziale. Sul fronte della ricerca di nuove diagnosi per le malattie, al contrario, siamo arrivati al paradosso che ormai gli screening sono addirittura troppo precoci.
Se la diagnosi di una malattia è precoce, non è un bene per il paziente?
È un bene solo per le malattie per le quali anticipare la diagnosi produce un beneficio reale per il paziente. Per le altre abbiamo ormai un eccesso di diagnosi, o “sovradiagnosi”, per cui vengono diagnosticate ancor prima che si manifestino i sintomi. E così si finisce per trattare come malati veri persone che stanno bene e che magari non avrebbero avuto problemi anche in futuro.
Non è meglio andare sul sicuro?
È quello che vorrebbero le case farmaceutiche: trasformare tutti in malati. Ma esistono malattie con decorsi molto lenti o che addirittura non si sviluppano. In quei casi, le cure sono inutili. Prendiamo l’analisi della proteina Psa, molto usata per diagnosticare il cancro alla prostata. Ormai molti studi hanno dimostrato che almeno la metà dei soggetti in cui tale proteina è elevata sono del tutto asintomatici rispetto al tumore prostatico.
Quindi, il messaggio è: accanto alle nuove cure, studiamo le cause delle malattie.
La ricetta diagnosi-cura seguita da molti anni ha fallito. Il numero di dosi di farmaco e il numero di malattie continuano ad aumentare. Bisogna cambiare strada. Io mi chiedo il perché di questo sbilanciamento in favore dei nuovi farmaci. Oggi abbiamo due urgenze: curare i pazienti attuali e fare in modo di evitare nuovi ammalati domani. Questo secondo obiettivo si raggiunge solo con interventi a monte.
Fonte: valori
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