Il digiuno come terapia?

Se programmato ed effettuato sotto stretto controllo, il digiuno può far bene al cuore riducendo il rischio di incorrere in malattie coronariche e il pericolo di sviluppare il diabete di tipo 2.

A sostenerlo sono i ricercatori dell’Heart Institute dell’Intermountain Medical Center di Murray, (Utah, Usa) guidati da Benjamin Horne, epidemiologo ed esperto di genetica vascolare, in una ricerca presentata a New Orleans al congresso annuale dell’American College of Cardiology.

I ricercatori hanno riscontrato che dopo un digiuno di 24 ore nei 230 soggetti esaminati aumentavano sia i livelli del colesterolo “cattivo” (LDL), che saliva del 14%, sia quelli del colesterolo “buono” (HDL), e quindi anche il colesterolo totale.

“Il digiuno – ha spiegato Horne – provoca la fame. In risposta il corpo produce più colesterolo, permettendo così di utilizzarlo come fonte di combustibile al posto del glucosio. Questo meccanismo fa diminuire le cellule adipose. Meno cellule adipose si hanno, meno è probabile che si arrivi all’insulino-resistenza e al diabete”.

I risultati dello studio recentemente effettuato arrivano, spiega Horne, dopo altre ricerche condotte dallo stesso team nel 2007 che evidenziavano un’associazione tra il digiuno e la riduzione del rischio delle malattie coronariche. In merito alla più recente ricerca Horne ha dunque affermato:

“Questo significa che il dato raccolto nel 2007 non era frutto del caso: realmente il digiuno può aiutare a ridurre il rischio di malattie cardiovascolari e diabete, soprattutto se è una pratica che si ripete con regolarità, per quanto non troppo spesso. Con questa nuova sperimentazione abbiamo cercato di capire perché il digiuno abbia questi effetti, e siamo riusciti a dare alcune risposte”.

Benjamin Horne ha comunque sottolineato che saranno necessari “ulteriori studi per comprendere appieno la reazione del corpo a digiuno e il suo effetto sulla salute umana”.

Come ammettono i ricercatori, bisogna ancora studiare gli effetti del digiuno prima di consigliarlo come ‘terapia’ e capire se realmente gli effetti del digiuno siano a lungo termine o si limitino ad un ‘beneficio’ soltanto momentaneo sui valori di zuccheri e grassi nel sangue.
I ricercatori, pertanto, invitano alla prudenza: i risultati del loro studio non costituiscono assolutamente un invito all’astinenza dal cibo.

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