Diabete e veleni: quali risultati tagliando gli inquinanti ambientali?

Ridurre del 25% gli inquinanti ambientali potrebbe ridurre i casi di diabete di oltre 150.000 l’anno in Europa e determinare un risparmio di 4,5 miliardi di euro ogni anno.

Ad essere sotto accusa sono in particolare i pestidici, gli ftalati, sostanze chimiche che vengono aggiunte alla plastica, ed i prodotti contenti sostanze perfluoro-alchiliche che si trovano davvero ovunque: dai tappeti ai prodotti per pulire, alla carta da forno.

È quanto emerge da una ricerca condotta da un gruppo di ricercatori diretti da Leonardo Trasande, New York University School of Medicine. Per ottenere i risultati – resi noti sul Journal of Epidemiology & Community Health (edito dal BMJ) – gli studiosi sono partiti da un campione di anziani in Svezia (età 70-75 anni) sottoposti a un prelievo di sangue per misurare la presenza di sostanze chimiche nocive molto diffuse in prodotti di uso comune.

Questi dati sono stati quindi incrociati con le diagnosi di diabete nel campione; a partire da questi risultati sono state estrapolate le stime su tutta la popolazione europea. Già in precedenza altri studi hanno evidenziato un nesso tra inquinanti ambientali e problemi metabolici ed endocrini.

Uno studio recentemente condotto dalla George Washington University collegava gli ftalati a diversi e seri problemi per la salute, nei bambini e negli adulti, come l’alterazione delle funzioni ormonali e lo sviluppo del cancro.

Secondo un’altra ricerca gli ftalati sarebbero tra le cause delle principali malattie dell’apparato riproduttivo femminile, i fibroidi e l’endometriosi.

Un’altra ricerca, inoltre, metteva in relazione l’esposizione agli ftalati durante la gravidanza con il rischio di nascite premature.

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