Ogni 10 secondi una persona nel mondo muore a causa del diabete e altre due si ammalano. In Italia le persone con diabete sono oltre 3 milioni, il 4,9% della popolazione, cui si aggiunge circa un milione di italiani che ha il diabete senza saperlo. Sempre in Italia ogni anno 75.000 persone con questa malattia subiscono un infarto, 18.000 un ictus, 20.000 vanno incontro a insufficienza renale cronica, 5.000 patiscono l’amputazione degli arti inferiori, 18.000 muoiono.
Questi alcuni dei dati principali riguardanti una delle malattie più diffuse a livello mondiale presentati ieri in occasione della presentazione l’Italian Barometer Diabetes Observatory, un Osservatorio che mira a fare il punto sui numeri, a stimolare il dibattito e la ricerca, a tracciare la mappa delle priorità di intervento. L’Osservatorio – presentato ieri al Senato alla presenza del ministro della Salute Ferruccio Fazio – nasce grazie ad un accordo tra l’Associazione Parlamentare per la tutela e la promozione del diritto alla prevenzione, l’ateneo romano di Tor Vergata, e l’Associazione Diabete Italia.
I costi della malattia sono raddoppiati in 20 anni: nel 1998 il diabete pesava sulle casse dello Stato per circa 5 miliardi di euro, pari al 6,7% della spesa totale per la sanità; oggi le stime parlano di 11 miliardi di euro, circa il 10% della spesa sanitaria. “Quella di oggi – ha detto il ministro della Salute Ferruccio Fazio – è una operazione importante anche per la sostenibilità dei costi del Servizio sanitario nazionale. Bisogna fare prevenzione e organizzare una rete di servizi sanitari che sia attiva sul territorio per lasciare solo in casi estremi il ricorso all’ospedale”.
Il rettore di Tor Vergata Renato Lauro ha poi spiegato che “negli Usa si comincia a diagnosticare il diabete di tipo due anche nei più piccoli”. “Se non sin interverrà in 15-20 anni – continua Lauro – negli Usa ci sarà un diabetico ogni tre persone con un costo elevatissimo e impossibile da sostenere per la Sanità”. Si tratta di un rischio che corre anche l’Italia, come ha sottolineato Lauro spiegando l’importanza dell’Osservatorio per contrastare una malattia che spesso è causata da fattori genetici, ma molte volte anche dai cattivi stili di vita.
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