Il giudice del Lavoro del Tribunale di Lecce ha disposto la somministrazione gratuita del Metodo Di Bella da parte della Asl, rilevando, nel caso di una cura effettuata su una donna, come la “terapia ufficialmente riconosciuta sia stata inefficace nel caso della paziente”, mentre la terapia secondo il protocollo Di Bella “oltre che notevoli benefici di tipo soggettivo, ha prodotto anche un miglioramento obiettivo e iconografico“.
Notificata il 28 gennaio scorso, la sentenza del Tribunale di Lecce ha condannato la Asl a rimborsare una somma pari a 25.000 euro a una donna malata di tumore, che aveva speso tale cifra per sostenere il costo della terapia. Secondo il giudice Francesca Costa, nella donna sono stati certificati miglioramenti sul piano clinico, strumentale e sintomatico.
“In un caso specifico – si legge nella sentenza-, ferma restando la legittimità delle valutazioni operate dalla Commissione unica per il Farmaco, bisogna prima accertare l’efficacia terapeutica di un medicinale, richiedendo la prova di un effettivo miglioramento della patologia tumorale sotto il profilo curativo e non soltanto palliativo, e poi dimostrarne l’insostituibilità per l’inutilità del trattamento con farmaci compresi nelle classi a e b (i primi a totale carico del SSN, i secondi cofinanziati dal paziente al 50%, ndr). Il metodo Di Bella potrà, pertanto, risultare terapia farmaceutica da porsi a carico del SSN quando le cure tradizionali garantite dal SSN con oneri a suo carico (chemioterapia, radioterapia, ecc.) non dovessero risultare utili all’arresto o alla cura della malattia tumorale o non potessero più essere tollerate dal paziente per tali finalità curative”.
La multiterapia proposta dal fisiologo Luigi Di Bella consiste di un’associazione (non costante, ma spesso variabile) di melatonina, bromocriptina, somatostatina (o del suo analogo semisintetico octreotide), una soluzione di retinoidi, e, in relazione al tipo di tumore, chemioterapici tradizionali come ciclofosfamide o idrossiurea.
In realtà il metodo Di Bella è stato giudicato inefficace dalla commissione scientifica preposta, già nel 1998.
Di recente, tuttavia, il metodo Di Bella è stato riconosciuto valido da uno studio dell’Università di Firenze, con il benestare scientifico dell’Istituto europeo per l’Oncologia diretto da Umberto Veronesi. Pubblicato il 9 gennaio scorso sulla rivista European Journal of Pharmacology, lo studio ha riguardato il caso di un 32enne di Cosenza colpito da carcinoma. L’uomo, dopo la diagnosi, si è rifiutato di sottoporsi alle cure tradizionali e ha deciso di rivolgersi a Giuseppe Di Bella, figlio del fisiologo. Due mesi dopo è stato riconosciuto dall’Istituto europeo di Oncologia che il paziente presentava un netto miglioramento della sua patologia.
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