Secondo uno studio dell’Università di Stoccolma pubblicato sulla rivista British Medical Journal andare in pensione riduce i sintomi depressivi e la stanchezza mentale e fisica.
I ricercatori hanno coinvolto nello studio 11.246 uomini e 2858 donne osservati annualmente dal 1989 al 2007, ovvero per 15 anni: 7 anni prima della pensione e 7 anni dopo. “Il punto di forza dello studio – hanno spiegato i ricercatori – è che si basa su misurazioni ripetute annualmente per un periodo di tempo prolungato”. La maggior parte dei partecipanti è stata sposata (89 per cento) e aveva un’occupazione elevata o media. L’anno prima della pensione, un partecipante su quattro (25 per cento) aveva sofferto di sintomi depressivi e a 728 persone (7 per cento) sono state diagnosticate una o piu’ delle seguenti patologie: malattie respiratorie, diabete, malattie cardiache o ictus. Gli intervistati non sposati e quelli con un livello basso di occupazione hanno avuto più probabilita’ di risentire di stanchezza fisica ma non mentale.
I risultati hanno dimostrato in pratica che il pensionamento è collegato con una sostanziale diminuzione della fatica mentale e fisica, nonchè una flessione piu’ contenuta ma significativa dei sintomi depressivi. Tuttavia, la ricerca mostra che non esiste un’ associazione tra pensione e malattia cronica: secondo i ricercatori queste malattie aumentato gradualmente con l’età.
La relazione tra la pensione e la riduzione della stanchezza mentale e della depressione può essere così spiegata: “se il lavoro e’ faticoso, per molti lavoratori anziani, la diminuzione della fatica potrebbe semplicemente riflettere la rimozione della fonte del problema”, hanno detto i ricercatori. “Inoltre, il pensionamento puo’ consentire alle persone piu’ tempo per impegnarsi nella stimolazione e nell’attivita’ ristorativa, come l’esercizio fisico”.
Come spiega il professor Claudio Mencacci, direttore del Dipartimento di neuroscienze dell’ospedale Fatebenefratelli di Milano, al Corriere.it , il “male di vivere” può essere prevenuto o alleviato tramite uno stile di vita che abbia come elementi fondamentali un’alimentazione (che deve essere ricca di omega 3), l’esposizione alla luce e l’attività fisica. Svolgere attività fisica per più di 40 minuti tre volte a settimana ha un effetto molto importante sul sistema nervoso centrale, in particolare per quanto riguarda la neurogenesi e le capacità di attenzione, concentrazione e memoria. Di conseguenza, spiega Mencacci, è fondamentale l’influsso sull’umore. Il cervello trae grandi benefici dallo sport moderato, inclusa la camminata, e praticato con continuità, che può ridurre del 50% i deficit cognitivi che si manifestano con l’avanzare dell’età.
Disclaimer
Le informazioni contenute in questo articolo sono puramente divulgative. Tutte le eventuali terapie, trattamenti o interventi energetici di qualsiasi natura che qui dovessero essere citati devono essere sottoposti al diretto giudizio di un medico. Niente di ciò che viene descritto in questo articolo deve essere utilizzato dal lettore o da chiunque altro a scopo diagnostico o terapeutico per qualsiasi malattia o condizione fisica. L’Autore e l’Editore non si assumono la responsabilità per eventuali effetti negativi causati dall’uso o dal cattivo uso delle informazioni qui contenute. Nel caso questo articolo fosse, a nostra insaputa, protetto da copyright, su segnalazione, provvederemo subito a rimuoverlo. Questo sito non è da considerarsi una testata giornalistica in quanto non viene aggiornato con una frequenza costante e prestabilita. Gli articoli prodotti da noi sono coperti da copyright e non possono essere copiati senza nostra autorizzazione