Gli italiani che assumono farmaci contro la depressione sono undici milioni: un valore quattro volte superiore alla media europea. È quanto emerge dai dati forniti dall’Agenzia per il farmaco e le indagini condotte dall’Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa.
Secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità a soffrire di depressione sono nel mondo 300 milioni di persone, il 4,4% della popolazione globale. In Italia tuttavia la percentuale sfiora il 20%. Come scrive il The British Journal of Psychiatry, nel periodo 2010-2015, il consumo di antidepressivi in Europa è aumentato del 20%. Rivolgersi ad uno psicologo? Fa paura. Un malato di depressione su due giudica inutile il trattamento, convinto di potercela fare da solo.
“I farmaci da soli fanno molto poco, soprattutto nella cura della depressione, ma le case farmaceutiche che li producono controllano le riviste specializzate, organizzano congressi, influenzano il mercato. Più efficace è la relazione interpersonale tra medico e paziente”, spiega a La Stampa Paolo Migone, direttore della rivista Psicoterapia e Scienze Umane.
“Nel 2030 la depressione, dopo le malattie cardiovascolari, sarà la patologia responsabile della perdita del più elevato numero di anni di vita attiva. Gli antidepressivi, già oggi, rappresentano una delle principali componenti della spesa farmaceutica pubblica”, scrive Luca Pani, ex direttore generale dell’Agenzia per il farmaco, docente al dipartimento di Psichiatria e Scienze Comportamentali dell’Università di Miami.
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