‘Fat tax’. È stata introdotta in Danimarca la prima tassa al mondo sul cibo grasso, ovvero una sovrattassa sugli alimenti con alte percentuali di grassi saturi. Burro, latte, formaggio, pizza, carne, saranno d’ora in avanti soggetti a una tassa se contengono più del 2,3% di grassi saturi. Questi ultimi, infatti, sono accusati di essere altamente dannosi per la salute in quanto aumentano il livello di colesterolo contribuendo così, alla diffusione delle malattie cardiovascolari: ipertensione, coronaropatie, disfunzioni cardiache e infarto.
Il 52% degli uomini e il 38% delle donne danesi sono in sovrappeso e secondo i dati il 4% delle morti premature nel Paese siano il risultato di un eccessivo consumo di grassi saturi. La tassa sugli alimenti ricchi di grassi rappresenta dunque una misura adottata dal governo per prendersi cura della salute dei cittadini… ma non solo. La “fat tax” assicurerà infatti allo Stato entrate extra per 200 milioni di euro l’anno.
E c’è chi vorrebbe che lo stesso provvedimento venisse adottato anche in Italia.
“La tassa sul cibo spazzatura ricco di grassi saturi – afferma la Coldiretti – dovrebbe essere utilizzata per sostenere il consumo di frutta e degli altri alimenti della dieta mediterranea in un Paese come l’Italia dove un terzo dei ragazzi italiani è obeso o in sovrappeso”.
“La nuova tassa – ha sottolineato la Coldiretti – è un segnale importante per tutta l’Europa e si applicherá su tutti i prodotti come merendine, patatine e snack contenenti grassi saturi e prevede un aumento di 16 corone, 2,15 euro, al chilo in più”.
Come ha spiegato la Coldiretti, le malattie direttamente collegate all’obesitá sono responsabili di ben il 7 per cento dei costi sanitari dell’Unione Europea poichè l’aumento di peso è un importante fattore di rischio per molte malattie come i problemi cardiocircolatori, il diabete, l’ipertensione, l’infarto e certi tipi di cancro.
“La preoccupazione coinvolge direttamente anche l’Italia dove – sottolinea la Coldiretti – su 5 milioni di obesi 800mila sono affetti da obesitá grave con le spese socio-sanitarie dell’obesità in Italia sono stimate in circa 23 miliardi di euro annui, per più del 60% dovute all’incremento della spesa farmaceutica e ai ricoveri ospedalieri. La radicata cultura alimentare fondata sulla dieta mediterranea non ha salvato i giovani italiani, come confermano i dati preoccupanti sull’aumento dei casi di obesità o soprappeso, dovuti a una non corretta alimentazione, che riguardano il 36% dei ragazzi attorno ai dieci anni, il valore più alto tra i Paesi europei secondo una indagine Merrill Lynch”.
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