Un incontro di lotta tra due bambini in una gabbia, senza nessun tipo di protezione, copricapo o imbottitura. A denunciare lo scandalo è il quotidiano inglese The Telegraph con un video del 10 settembre scorso che mostra il combattimento tra due bambini di una decina d’anni al massimo ed un pubblico adulto incitare i piccoli nella lotta.
Lo sport, noto anche come “lotta finale”, combina le arti marziali, wrestling e boxe, ma con poche regole. Michelle Anderson, proprietario di Greenlands Labour Club, che ha partecipato alla manifestazione, ha difeso lo spettacolo, dichiarando: “Non c’era niente di sbagliato. I ragazzi erano lì per combattere, così come hanno ancora combattuto prima. Anche i genitori erano lì. Sarebbe forse meglio che questi ragazzi fossero in giro per le strade con pistole e coltelli a scaricare l’aggressività?”.
Dura però la condanna della British Medical Association che definisce questi episodi gravi e pericolosi per la salute dei bambini, esposti al rischio di traumi cranici. In difesa della pratica del Mixed Martial Arts si è espresso invece Steven Nightingale, lottatore professionista del Reps MMA gym di Preston che ha affermato: “Iniziano all’età di cinque anni e si basano sulle arti marziali. I ragazzini sono preservati dai colpi “veri” fino ai 14-15 anni e se hanno crisi emotive o piangono, l’assistente al corner interviene per interrompere il match”.
Di tutt’altro parere è il ministro dello Sport britannico, Jeremy Hunt, che ha definito la manifestazione ‘barbara’, sottolineando che non c’è nessuna legge che autorizza queste pratiche.
Dopo l’organizzazione di un combattimento “in gabbia” tra due bambini davanti ad oltre 200 adulti nei pressi di Preston, nel Nord Ovest dell’Inghilterra, la polizia britannica ha aperto un’inchiesta.
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