Cibo sprecato: 2,5 miliardi di tonnellate di CO2 entro il 2050

Circa 1,3 tonnellate di alimenti, ovvero un terzo del cibo prodotto nel mondo, non arriva sulle nostre tavole. Una cifra destinata ad aumentare se i Paesi emergenti come la Cina e l’India non adotteranno le abitudini alimentari occidentali. È questa la previsione dei ricercatori dell’Istituto di Potsdam per la ricerca sul l’impatto climatico, secondo cui nel 2050 lo spreco di cibo potrebbe essere tale che fino a 2,5 miliardi di tonnellate di gas serra, pari al 14% delle emissioni causate dall’agricoltura, sarebbero generate per coltivare alimenti che vengono gettati via.

Entro la metà del secolo le emissioni di gas serra derivanti dall’agricoltura raggiungeranno i 18 miliardi di tonnellate di CO2 all’anno. Di queste, le emissioni associate al cibo sprecato, attualmente pari a 500 milioni di tonnellate di CO2, potrebbero crescere fino a 1,9-2,5 miliardi di tonnellate di anidride carbonica. “È sorprendente – evidenziano i ricercatori – che fino al 14% delle emissioni globali del comparto agricolo potrebbero essere facilmente evitate con una migliore gestione dell’uso e della distribuzione del cibo”.

Ridurre lo spreco alimentare può contribuire alla lotta alla fame, ma in qualche misura può anche aiutare a prevenire impatti climatici quali eventi estremi più intensi e innalzamento del livello del mare”, spiegano gli autori dello studio.

Sebbene la produzione di cibo su scala globale sia superiore a ciò che in teoria servirebbe per sfamare tutti gli abitanti del pianeta, alcuni Paesi in via di sviluppo devono ancora combattere la fame e la malnutrizione. “Allo stesso tempo l’agricoltura è una delle cause principali del cambiamento climatico, essendo responsabile del 20% delle emissioni globali di gas serra. Evitare la perdita e lo spreco di cibo eviterebbe quindi emissioni non necessarie di gas climalteranti e aiuterebbe a mitigare il riscaldamento terrestre”, concludono i ricercatori.

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