L‘emergenza nucleare in Giappone è già scomparsa dalle prime pagine dei quotidiani nazionali. Eppure nel paese del Sol Levante oggi la situazione appare più preoccupante di quanto potesse sembrare nei giorni immediatamente successivi al terremoto/tsunami che ha messo in ginocchio la popolazione nipponica.
Secondo uno studio commissionato da Greenpeace, l’incidente alla centrale di Fukushima ha già rilasciato un tale livello di radioattività da essere classificato di livello 7 nella scala INES (International Nuclear Event Scale), il livello massimo di gravità per gli incidenti nucleari, raggiunto in precedenza solo durante l’incidente a Chernobyl del 1986.
Ad accrescere la preoccupazione generale è poi la notizia del ritrovamento di Plutonio rilasciato dalla centrale di Fukushima. Come ha spiegato il direttore esecutivo di Greenpeace Giuseppe Onufrio, “il plutonio è una sostanza tossica oltre che radioattiva che se inalata o ingerita può danneggiare gravemente gli organi interni, in particolare lo scheletro, i polmoni e il fegato”. È pertanto ancora più urgente, secondo Greenpeace, l’immediata necessità di evacuare i cittadini giapponesi dalle aree circostanti la centrale.
Nel frattempo, mentre cresce la paura per le conseguenze del disastro nucleare, emergono inquietanti retroscena sulla centrale nucleare di Fukushima: uno dei reattori dell’impianto aveva un difetto di costruzione nella gabbia di contenimento. A riferirlo è un progettista della centrale nucleare giapponese di Fukushima il quale ha rivelato che “gli impianti bloccati del reattore n. 4 erano basati su acciaio difettoso per contenere le radiazioni del suo nucleo”.
L’ex tecnico giapponese Mitsuhiko Tanaka – che ha lasciato l’industria nucleare dopo il disastro di Chernobyl – afferma che il reactor pressure vessel del reattore 4 venne danneggiato in una fonderia Babcock-Hitachi a Kure, nella prefettura di Hiroshima, durante l’ultima fase di un processo produttivo che ha richiesto due anni e mezzo e che è costato milioni di dollari.
“Se il difetto fosse stato scoperto, la company sarebbe andata in bancarotta”, ha spiegato Tanaka il quale ha ammesso di aver contribuito lui stesso a nascondere il difetto quando il reattore, che ha definito “una bomba a tempo”, venne costruito 40 anni fa.
L’11 marzo scorso il reattore era chiuso per manutenzione ma ha subito danni alla piscina di stoccaggio del combustibile nucleare esaurito che ha preso fuoco, rilasciando massicce dosi di radioattività nell’ambiente, e che è stata ‘bombardata’ dagli elicotteri con acqua di mare.
Inoltre, come riporta Greenreport, Tanaka ha riferito ai media giapponesi che “complessivamente tutti i reattori di Fukushima Daiichi sono superati e in particolare il reattore n. 1, che ha subìto difficoltà per il surriscaldamento, un crollo parziale e una esplosione di idrogeno, dovrebbe essere stato spento o sostituito”.
“Era da tempo – ha aggiunto Tanaka – che il reattore doveva essere sostituito. Lo tsunami avrebbe causato grossi danni, a prescindere. Ma le tubazioni, i macchinari, i computer, l’intero reattore, sono proprio vecchi, il che non ha aiutato. Tutti e 6 i reattori di Fukushima Daiichi, 240 chilometri a nord di Tokyo, avevano suppression chambers che erano troppo piccole, il che ha aumentato il rischio che la pressione si accumulasse all’interno del reattore, come ha fatto, in particolare nei reattori n. 1, 2 e 3, provocando esplosioni e periodici rilasci di gas radioattivo. Chissà cosa sarebbe successo se il reattore n. 4 fosse stato già in funzione? Non ho idea se avrebbe potuto resistere a un terremoto come questo. Ha un difetto all’interno del reattore”.
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