Per proteggere la nostra salute e quella del pianeta è necessario dimezzare entro il 2050 il consumo di prodotti di origine animale (carne e latticini) e cambiare il modo in cui vengono prodotti. È quanto raccomanda il nuovo rapporto di Greenpeace “Less is more: reducing meat and dairy for a healthier life and planet, and the scientific background”.
“Il cibo che mangiamo ed il modo in cui lo produciamo sono fondamentali per determinare il nostro futuro e quello dei nostri figli”, afferma l’associazione ambientalista.
Il nostro sistema alimentare – compresi i cambiamenti nell’uso del suolo legati all’agricoltura – è attualmente responsabile di un quarto di tutte le emissioni di gas serra che causano il cambiamento climatico. Solo la produzione di carne e prodotti lattiero-caseari rilascia già le stesse emissioni di gas serra del settore dei trasporti. Se non facciamo nulla, entro il 2050 le emissioni del sistema alimentare rappresenteranno oltre la metà delle emissioni globali totali associate alle attività umane.
Sorprende anche l’effetto della produzione di carne e latticini sulla biodiversità: dal 1970, la Terra ha perso metà della sua fauna selvatica, ma ha triplicato la sua popolazione di bestiame. La produzione intensiva di carne e latticini è una causa importante della deforestazione, della perdita di vita degli oceani e del degrado dei corsi d’acqua dolce a livello globale.
Greenpeace fa poi riferimento alle conseguenze sulla salute umana. L’elevato consumo di carne rossa è stato infatti collegato al cancro, alle malattie cardiache, all’obesità e al diabete. L’agricoltura animale industriale è anche associata alla resistenza antimicrobica – che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato “emergenza sanitaria globale” – ed è una fonte significativa di patogeni di origine alimentare. “Se le persone avessero un migliore accesso ad una dieta ricca di alimenti a base vegetale ogni anno potrebbero essere salvate milioni di vita”.
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