I cambiamenti climatici stanno già minacciando molte conquiste sanitarie degli ultimi 50 anni e continueranno a farlo ad un ritmo accelerato a meno che non prendiamo provvedimenti. È quanto conferma una lunga analisi pubblicata sulla nota rivista scientifica British Medical Journal e firmata da Renee Salas e Ashish Jha dell’Harvard Global Health Institute.
L’OMS stima che i cambiamenti climatici causeranno ulteriori 250.000 morti all’anno entro il 2030, considerando solo cinque fattori: malnutrizione, malaria, diarrea, dengue e calore.
“La nostra comprensione di come il cambiamento climatico influenzi la salute è ancora in crescita – scrivono gli autori – ma sappiamo che avrà molteplici effetti negativi diretti e indiretti, tra cui una maggiore morbilità legata a caldo, malnutrizione, aumento delle malattie di origine idrica e alimentare e problemi di salute mentale”.
Inoltre il principale fattore trainante per la serra i gas a livello globale sono la combustione di combustibili fossili ed il conseguente inquinamento atmosferico provoca sette milioni di morti ogni anno.
Oltre agli effetti diretti sulla salute, i cambiamenti climatici renderanno più difficile raggiungere la copertura universale della salute (UHC, universal health coverage). Quest’ultima, insieme al climate change, rappresenta la sfida più urgente del nostro tempo.
Il cambiamento climatico è un “meta-problema” che rende più difficile l’accesso a cure di alta qualità.
Gli effetti del cambiamento climatico interagiranno con altre forze che incidono sulla salute. Le malattie non trasmissibili hanno rappresentato il 71% dei decessi globali nel 2016 e tre delle principali cause (malattie cardiovascolari, malattie respiratorie croniche e diabete) sono esacerbate dai cambiamenti climatici, così come la salute mentale. I cambiamenti climatici stanno poi aumentando la frequenza e diffusione geografica delle malattie infettive.
Si prevede inoltre che il numero di sfollati sarà di 143 milioni entro il 2050 in sole tre regioni (America Latina, Africa sub-sahariana e Asia meridionale), in parte a causa dei cambiamenti climatici. Il Ciad, ad esempio, sta vivendo un aumento delle migrazioni a causa della siccità e ciò sta incidendo sui servizi sanitari pubblici e determinando complicazioni sanitarie.
Le popolazioni sfollate potrebbero affrontare problemi di salute mentale o portare nuovi malattie. Il solo afflusso di persone potrebbe rappresentare una sfida per i sistemi sanitari locali, in particolare in luoghi con scarsa copertura sanitaria.
Le popolazioni più povere sono particolarmente sensibili alle minacce poste dai cambiamenti climatici che, a loro volta, aggravano le questioni sociali e politiche esistenti: si crea così un ciclo che intrappola le persone al suo interno. Il peggioramento della povertà contribuirà ad aumentare le malattie, gravando sui sistemi sanitari e mettendo a dura prova i bilanci pubblici dei paesi che cercano di fornire cure accessibili.
Si consideri poi che gli eventi meteorologici estremi legati ai cambiamenti climatici, come uragani e alluvioni più intensi, possono causare danni strutturali o interruzioni di corrente nelle strutture sanitarie. Anche le strutture non danneggiate possono essere interessate da interruzioni della catena di approvvigionamento e conseguenti carenze di risorse.
Le persone potrebbero non essere in grado di accedere alle cure a causa di difficoltà di trasporto, causate da danni alla strada o dall’indisponibilità dei servizi medici di emergenza.
Gli autori rilevano poi che vi è già nel mondo una carenza e una cattiva distribuzione di operatori sanitari ben addestrati. La qualità delle cure è scarsa in molti contesti, con alti tassi di diagnosi errata e trattamenti inappropriati, probabilmente a causa di una formazione inadeguata. Ciò sarà probabilmente esacerbato dai cambiamenti climatici e dalle conseguenti migrazioni.
I paesi più vulnerabili ai cambiamenti climatici sono spesso quelli che affrontano i maggiori ostacoli al raggiungimento della copertura universale della salute.
“Sebbene gli effetti sulla salute dei cambiamenti climatici siano di vasta portata, possono ancora essere mitigati se agiamo subito”, affermano gli autori. Cosa fare dunque?
Una rapida transizione alle energie rinnovabili avrebbe benefici subito benefici diretti per la salute e minimizzerebbe gli oneri sanitari in futuro. È però necessaria la volontà politica di adottare misure urgenti e audaci. La mitigazione deve anche avvenire specificamente nel settore sanitario, che contribuisce ad una quantità sproporzionata di emissioni di carbonio. Gli operatori sanitari possono svolgere un ruolo importante nella promozione di politiche che incentiveranno questa transizione.
La copertura sanitaria universale, inoltre, rappresenta di per sé un intervento di adattamento fondamentale in quanto mitiga gli oneri sanitari legati al cambiamento climatico. Nel frattempo, abbiamo bisogno di investimenti nella ricerca per comprendere i rischi per la salute dei cambiamenti climatici nelle popolazioni locali. Occorre quindi un sostegno politico e fiscale per tradurre questa ricerca in interventi e infrastrutture che proteggano i più vulnerabili.
Un altro componente essenziale per raggiungere la copertura sanitaria universale è lo sviluppo di una forza lavoro dinamica in grado di rispondere alle mutevoli esigenze di una regione. Gli operatori sanitari saranno in prima linea nella risposta alle catastrofi e negli sforzi di sorveglianza delle malattie, quindi un’istruzione adeguata sulla salute del clima locale è fondamentale per migliorare la loro capacità di adattamento.
Poiché il cambiamento climatico aggrava le minacce esistenti ed espone nuove vulnerabilità, i sistemi sanitari devono introdurre soluzioni lungimiranti e basate sui dati e sulle nuove sfide. Ciò richiede una valutazione globale dei pericoli e delle vulnerabilità.
“Siamo in un momento importante in cui l’azione – o la mancanza di azione – sulle questioni riguardanti i cambiamenti climatici e la copertura sanitaria universale guiderà la salute delle nazioni per i decenni a venire – concludono gli autori – Le stime mostrano che abbiamo circa un decennio per ridurre le emissioni di gas a effetto serra e per evitare gli esiti più catastrofici per la salute. Pertanto, le opportunità di trasformare la salute sono enormi e il momento di agire è adesso. Considerato che i decisori globali mirano a migliorare la salute e la qualità della vita di tutte le persone, non devono trascurare gli effetti che i cambiamenti climatici avranno sul carico di malattie e sulle infrastrutture sanitarie. Solo attraverso un’azione audace, innovativa e interdisciplinare possiamo affrontare queste sfide complesse senza precedenti e garantire un mondo più sano per le generazioni future”.
Bibliografia:
1. Salas, R. N., & Jha, A. K. (2019). Climate change threatens the achievement of effective universal healthcare. Bmj, 366, l5302
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