Cambiamenti climatici: fra 30 anni effetti visibili sulla salute umana

L’impatto dei cambiamenti climatici sulla salute umana potrebbe farsi sentire entro 30 anni. Ad affermarlo è un gruppo di scienziati della National Oceanic and Atmospheric Administration (Noaa) americana in occasione della riunione annuale della American Association for the Advancement of Science in corso a Washington.

“Il 2010 – ha spiegato Jane Lubchenco, sottosegretario al Commercio per gli oceani e l’atmosfera e amministratore della Noaa – è stato l’anno più piovoso e il terzo più caldo di tutti i tempi considerando le temperature superficiali del mare. Le nostre ricerche mirano a capire quando tutto questo avrà una ripercussione concreta e visibile sul benessere della specie umana”.

Gli studiosi hanno condotto uno studio delle fioriture di Catenella Alexandrium, un’alga più comunemente conosciuta come ‘marea rossa’, che produce sassitossina, una sostanza velenosa che può accumularsi nei molluschi. Tale sostanza se consumata dagli esseri umani, può causare sintomi gastrointestinali e neurologici, tra cui vomito e paralisi dei muscoli o addirittura la morte. Stagioni di fioritura più lunghe di questa alga, rese possibili dall’aumento delle temperature, esporrebbero a un maggior rischio di contaminazione tramite il consumo di frutti di mare.

Si tratta, secondo gli esperti, di un’ipotesi imminente: “le nostre proiezioni – spiega Stephanie Moore del Noaa – indicano che entro la fine del 21esimo secolo, le fioriture potrebbero avere inizio fino a due mesi prima e persistere fino a un mese più tardi rispetto al periodo attuale, compreso fra luglio e ottobre”.

I ricercatori della University of Georgia, collegata al Noaa, si sono invece concentrati nello desertificazione globale, che ha come conseguenza l’immissione nell’atmosfera di una quantità crescente di polveri, aumentando il rischio di circolazione di batteri nocivi nell’ambiente, in particolare quando questa polvere entra in contatto con l’acqua del mare.

Come ha raccontato,  Erin Lipp “entro 24 ore dalla miscelazione di polvere del deserto del Marocco con campioni di acqua di mare” è stata osservata “una crescita di 10 volte del numero di vibrioni, incluso un ceppo che potrebbe causare malattie degli occhi, delle orecchie e infezioni cutanee su ferite aperte, e un altro ceppo che causa il colera”.

Secondo gli scienziati inoltre un clima più piovoso potrebbe aumentare anche il rischio di guasti nei sistemi di depurazione, determinando il rilascio di batteri patogeni, virus e protozoi nell’acqua potabile e sulle spiagge.

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