Lo sviluppo dell’industria cosmetica, che è andato di pari passo con l’evoluzione tecnologico-scientifica e con gli investimenti nel settore della ricerca, ha finito per incrementare in modo esponenziale, rispetto al passato, l’utilizzo di creme per la pelle. Il ricorso a questi prodotti era un tempo più limitato, se non altro perché le funzioni, sia terapeutiche che estetiche, che vi erano riconnesse non avevano subito il processo implementativo che hanno conosciuto negli ultimi anni.
Il prodotto “crema”, invero, ha assunto una versatilità multifunzionale di proporzioni inimmaginabili qualche lustro fa, coprendo una gamma di obiettivi terapeutici e/o estetici così a largo spettro da risultare quasi indiscriminata: non c’è patologia, inestetismo, esigenza cosmetica che non possa essere soddisfatto con questo o quel prodotto.
Interi scaffali di farmacia o di profumeria sono oggi appesantiti da centinaia di etichette, boccette, tubetti, vasetti, ognuno ben pubblicizzato, pronto a promettere, con stentorea sicurezza, la scomparsa di rughe, di occhiaie, di macchie o di qualunque altro processo di invecchiamento o patologico ipotizzabile.
L’amplificazione dei bisogni indotta dagli strumenti pubblicitari, tra l’altro, è sfruttata dalle case farmaceutiche e cosmetiche con spregiudicata disinvoltura: la cura del bello, la promozione dell’apparire, la speculazione sulla vanità, l’incoraggiamento a spendere un’immagine sempre vincente, gradevole e irreprensibile hanno finito per essere leve con cui è la stessa industria di settore ad alimentare la domanda mediante un’offerta sempre più spinta e indifferenziata, perfino disorientante. Nemmeno l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato pare riuscire a disincentivare la portata decettiva della promessa di rimedi miracolosi. E il più delle volte i costi sono assolutamente sproporzionati rispetto alla qualità e alla valenza del prodotto. Non la reale efficacia è valutata dal consumatore, spesso ignaro e comunque privo di piena cognizione in materia, ma semplicemente l’idea che, attraverso il messaggio pubblicitario, è fatta filtrare circa appropriatezza ed efficacia di una certa crema (particolarmente suggestive sono, per esempio, le immagini di “consiglieri” in camice bianco).
Un buon packaging, un messaggio pubblicitario azzeccato, una diffusione commerciale valorizzante, lo stesso costo sostenuto inducono a ritenere che, per ciò stesso, ci si trovi dinanzi a un buon prodotto. Ma, non di rado, l’equazione tra gli anzidetti fattori promozionali e la reale qualità del prodotto si rivela assolutamente fallace.
La pelle è lo specchio del nostro stato di salute, oltre che il principale biglietto da visita del nostro aspetto esteriore, sicché possiamo coprirla nascondendola con make up e con prodotti di vario tipo, ma la comparsa di rughe, macchie e altri segni denotanti malessere fisico o anche semplici inestetismi inevitabilmente sarà leggibile a qualsiasi, pur distratto, osservatore. Per questo, dobbiamo trattarla bene, rispettandola e ricorrendo a prodotti appropriati e sicuri.
Per comprendere l’importanza che nel ciclo vitale quotidiano svolge la pelle, è sufficiente soffermarsi in modo anche solo cursorio sulle funzioni da essa assolte, sulle quali non sempre riflettiamo o che, addirittura, molti ignorano completamente. Oltre a una funzione respiratoria, la pelle svolge una funzione secretiva e, molto importante, una funzione termoregolativa, cioè a dire orientata al controllo e al mantenimento della temperatura interna, attraverso fenomeni di vasodilatazione, perdita di sudore e Sali.
Il nostro organismo è costituito per il 70% di acqua e se non fosse rivestito dall’involucro cutaneo quasi impermeabile la vita non sarebbe possibile. Una pelle ben idratata è dotata di uno stato corneo ricco di molecole polari che trattengono acqua e un’efficace interdizione contro l’evaporazione dei fluidi (funzione barriera) dovuta alla struttura a “muro cementato”. I mattoncini (corneociti) sono costituiti da ammassi di cheratina compattati da filaggrina. I lipidi presenti sulla pelle sono una miscela di acidi grassi liberi, trigliceridi, colesterolo, acidi grassi essenziali (linoleico), squalene e ceramidi, il cui combinato disposto consente alla pelle di erigere una sorta di scudo protettivo che ne preserva consistenza, tono, elasticità.
La cute produce autonomamente il mantello idro-lipidico composto da una fase acquosa e da una fase grassa attraverso le secrezioni sudorali e sebacee.
Per la sopravvivenza dell’individuo, data la vitale importanza dell’acqua corporea, è fondamentale che il contenuto idrico sia mantenuto costante. La pelle è quindi importantissima, in quanto si oppone ad una eventuale eccessiva dispersione idrica nell’ambiente. Nonostante ciò, una discreta quantità di acqua corporea viene quotidianamente eliminata attraverso la cute. Tale fenomeno è chiamato traspirazione insensibile o perspiratio insensibilis, insensibile perché non ce ne rendiamo conto. Con il termine “perspiratio insensibilis” viene comunemente indicata la fisiologica perdita di acqua attraverso la cute o le vie respiratorie. La perdita idrica cutanea non va confusa con il sudore, poiché, mentre la perspiratio è un passaggio passivo, la sudorazione è una secrezione ghiandolare attiva, che richiede, cioè, una certa spesa energetica.
Le perdite respiratorie sono invece legate all’abbondante contenuto in vapore acqueo dell’aria espirata. In condizioni basali, le perdite idriche legate alla perspiratio insensibilis ammontano a circa 700 ml al giorno. Anche se non ce ne rendiamo conto l’eliminazione di acqua è dunque consistente, un motivo in più per sottolineare, ancora una volta, l’importanza di un’adeguata assunzione di liquidi con la dieta. Bisogna inoltre considerare che tale perdita può aumentare, per esempio durante l’attività sportiva.
Viene da sé che la maggiore idratazione della pelle avviene dalla conservazione dell’acqua interna e dall’introduzione del giusto quantitativo di acqua sia coi cibi che bevendo liquidi.
Tra le prime abitudini sbagliate, “inconsapevoli” che usiamo per la cura della pelle, c’è l’eccessiva detersione. Paradossalmente più siamo “modernamente” puliti, più diventiamo attaccabili dalle malattie, e rendiamo inefficaci le cure. Non dobbiamo aggredirla con troppi prodotti, ma neppure trascurarla.
La “fitocosmesi biologica moderna” nel trattare la pelle ipolipica si avvale di sostanze restitutive quali olii di origine vegetale ricchi di acidi grassi, di cere, in grado di aumentare la funzione di barriera.
Ma non è tanto facile far penetrare delle sostanze cosmetiche, ciò lo si deduce dal fatto che la pelle è sì permeabile, ma solo ad alcune sostanze con determinate proprietà chimiche e strutturali. Infatti, le cellule epidermiche svolgono funzioni di secrezione e di protezione, ma non di assorbimento. Inoltre, tanto più lo strato corneo è spesso, maggiori sono le difficoltà nel passaggio. Ne deriva quindi che la penetrazione cutanea avviene unicamente per diffusione passiva, cioè molto lentamente e solo una piccola parte delle sostanze depositate sullo strato corneo riesce a penetrare nella cute vitale.
La sostanza lipidica tra lo stato corneo blocca la diffusione dell’acqua, rendendo la pelle impermeabile all’acqua ed a molte sostanze (teoricamente terapeutiche).
Gli olii essenziali, invece, sono molto penetranti, riescono ad arrivare addirittura al circolo ematico. Il collagene, elastina, acido ialuronico, chitosani, per il loro elevato peso molecolare, non superano lo strato corneo, svolgono quindi azione idratante ma soprattutto filmogena. Gli olii minerali come vaselina e la paraffina (contenuta nei rossetti) non hanno alcun potere di penetrazione. Gli olii animali e vegetali invece possono penetrare più facilmente negli spazi intercorneocitari svolgendo anche azione restitutiva.
Ci sono infine sostanze chiamate attivatrici d’assorbimento.
Esse hanno la caratteristica di facilitare la penetrazione di alcune sostanze funzionali quali l’escina e la caffeina. Tra gli attivatori troviamo il limonene, che agisce a livello dei lipidi presenti negli spazi intercellulari della strato corneo. L’acido glicolico funziona come vettore, infatti, grazie al suo basso peso molecolare è in grado di diffondersi molto velocemente attraverso l’epidermide portando con se i principi attivi delle creme.
Questo andrebbe usato con parsimonia e cautela perché oltre al risaputo arrossamento unito alla irritazione della pelle, un suo abuso condurrebbe ad una ipercheratosi reattiva.
Analizziamo in dettaglio tutta la gamma di prodotti che ci spalmiamo attingendoli dagli scaffali delle nostre profumerie.
Prendiamo il caso del “miracoloso” silicone, che ha ultimamente invaso creme, sieri, shampoo, balsami di ogni sorta. Questo elemento, che – strano ma vero – non è diverso dal “silicone sigillante” che si compra dal ferramenta, dovrebbe essere (quasi) sempre evitato, nonostante renda le creme morbide e piacevoli al tatto; facendoci così credere che la crema “faccia effetto” e che, per così dire, “mantenga le promesse”.
In realtà, non è assolutamente così! A essere liscia, morbida e tirata, infatti, non è la pelle, ma… la pellicola di silicone stesa sopra, un film plastico che riveste tutta l’epidermide dov’è spalmato. Alungo andare (dopo qualche settimana) la pelle, non potendo respirare, diventa secca, asfittica, squamosa e piena di punti neri. Insomma, reagisce al fatto di essere giorno e notte rivestita di “domopak”!
Come maggior organo per l’espulsione, è vitale che la pelle sia, invece, libera di liberare le tossine. Ma il silicone impedisce questo processo, permettendo alle tossine di accumularsi, così da provocare acne e altre patologie cutanee. Rallentando le funzioni della pelle e il normale sviluppo delle cellule, si ottiene un suo prematuro invecchiamento. I produttori, naturalmente, non pubblicizzano il loro segreto. Anzi, decantano i principii attivi contenuti nella crema: vitamine, Q10, ceramidi, antiossidanti, olii pregiati o qualsiasi altra cosa. La verità è che gli attivi sono presenti in percentuali infime disciolte in una base completamente sintetica, che ne annulla ogni effetto o addirittura li degrada.
Al di là dell’esempio specifico del silicone, può forse essere utile tracciare un breve vademecum per evitare le sostanze più “finte” nelle nostre creme, che si proverà di seguito a indicare senza alcuna pretesa di esaustività.
Ci si spalmerebbe sulla pelle e sui capelli olio per freni, sgrassatori per motori o antigelo per radiatori? Ebbene molti di questi ingredienti potenzialmente dannosi si trovano in molti prodotti di ogni giorno per la cura della persona.
Per capire tutto ciò è importante saper leggere l’INCI (Interational Nomenclature of Cosmetic Ingredients) ovvero l’etichetta degli ingredienti. Vi sono, infatti, elencati i componenti del prodotto in ordine di quantità: per primi quelli in dose maggiore, via via poi quelli in dosi minori (1%, 0,1% ecc.). Non bisogna mai commettere l’errore di ritenere che se un ingrediente è autorizzato, sia automaticamente innocuo o efficace: esistono rischi di allergia, di accumulo, di comedogenicità, persino studi scientifici che legano alcuni ingredienti a tumori o inquinamento di fiumi e ambiente.
Sarebbero circa 175 le diverse sostanze chimiche che ogni persona giornalmente si “spalma” sulla propria pelle, quando pensa di farsi bella. L’industria cosmetica, infatti, utilizza circa 13.000 sostanze di sintesi e di emisintesi nei propri prodotti. La cosa che non si sa è che la gran parte di queste non sono state sufficientemente studiate sotto il profilo della tossicità.
Tra le sostanze potenzialmente pericolose, si sono i famosi parabeni, utilizzati come conservanti. Sono presenti come metyl-, ethyl-, butyl-, propyl- paraben e sono seriamente sospettati di essere cancerogeni. Lo sarebbero soprattutto quando vengono applicati sulla pelle. L’assorbimento cutaneo, infatti, trasformerebbe queste molecole in una forma attiva.
Nel 2004, l’oncologa Dott.ssa Philipa Darbre, dell’Università di Reading (Edimburgo) ha trovato i parabeni in tutti i campioni di tessuto cancerogeno mammario da lei analizzati.
I parabeni fanno parte di un vasto gruppo di sostanze chimiche denominate xenoestrogeni o “disruttori ormonali”, sostanze estranee all’organismo capaci di imitare gli estrogeni, che sono potenti stimolanti della crescita e della trasformazione maligna delle cellule mammarie.
Altri ingredienti indicati come dannosi alla salute, sono contenuti in molti prodotti per la cura della persona e della pelle. Anche in prodotti di marche molto costose. Il loro nome viene indicato senza traduzione, così come è scritto sulle etichette:
Alcohol (Isopropyl): come solvente e denaturante, l’alcohol si trova nelle tinture leggere per capelli, creme per le mani, dopobarba, detergenti per volto, profumi e molti altri cosmetici. E’ una sostanza derivata del petrolio ed è usata anche come antigelo e come solvente.
DEA (diethanolamine), MEA (monoethanolamine) e TEA (triethanofamine). DEA e MEA sono di solito elencate sulle etichette assieme al composto neutralizzato, così cerca nomi come Cocamide DEA o MEA, Lauramide DEA e così via. Sono composti chimici conosciuti per formare nitrati e nitrosamine (agenti riconosciuti come causa-cancro).
Dimethicone o Cyclomethicone o Siloxane e altri ingredienti che finiscono in “one” nei primi cinque o sei posti, sono tutti siliconici (dei cui effetti si è parlato sopra).
Profumi: molti deodoranti, shampoo, creme solari, creme per la pelle e il corpo, prodotti per bambini contengono profumi. Molti dei componenti dei profumi sono cancerogeni o altrimenti tossici. La voce profumi in un’etichetta può indicare la presenza fino a 4000 diverse sostanze. Osservazioni cliniche hanno dimostrato che l’esposizione a certe fragranze può avere effetti sul sistema nervoso centrale, causando depressione, iperattività, irritabilità e altri cambiamenti del comportamento.
Mineral oil: usato in molti prodotti per la cura personale, l’olio per bambini è 100% mineral oil, questo ingrediente riveste la pelle come una pellicola di plastica, disgregando la barriera naturale della pelle ed impedendo la sua capacità di respirare ed assorbire l’umidità e i nutrienti.
Polyethylene Glycol (PEG): è usato negli smacchiatori per sciogliere olio e grasso. Un numero dopo PEG indica il suo peso molecolare, che influenza le sue caratteristiche. Vista la sua efficacia, è utilizzato nei pulitori caustici (spray) per forno, così come lo troviamo in molti prodotti per la detersione personale. Non è solo potenzialmente cancerogeno, ma contribuisce allo smantellamento della capacità della pelle di assorbire l’umidità e i nutrienti, lasciando il sistema immunitario vulnerabile.
Propylene Glycol (PG): come tensioattivo o agente imbibente e solvente, è in effetti l’ingrediente attivo negli antigelo. Non c’è differenza fra quello usato nell’industria e quello nei prodotti per la cura della persona. L’industria lo utilizza per scomporre le proteine e la struttura cellulare. Lo possiamo trovare in molti prodotti per make-up, per capelli, lozioni, dopobarba. Le avvertenze per l’uso del prodotto sono quelle di evitare il contatto con gli occhi perchè il PG porta conseguenze tipo anormalità al cervello, al fegato e reni.
La formaldeide è stato dichiarato uno dei più pericolosi fra tutti gli ingredienti dei prodotti per la cura della persona. Penetrando attraverso la pelle manterrà dei livelli residui nel cuore, fegato, polmoni e cervello. Urea (Imidazolidinyl) e DMDM Hydantoin: sono due dei molti conservanti che rilasciano formaldeide. La formaldeide è un potente battericida; le soluzioni acquose di formaldeide trovano largo impiego come disinfettanti per uso domestico, e nella produzione di tessuti a livello industriale viene utilizzata come battericida. Secondo la Mayo Clinic, la formaldeide può irritare l’apparato respiratorio, causare reazioni alla pelle e innescare palpitazioni cardiache. Inoltre può causare dolori articolari, allergie, depressione, emicranie, dolori al petto, infezioni agli orecchi, fatica cronica, capogiri, perdita di sonno, asma, può aggravare la tosse e raffreddori. Altro possibile effetto della formaldeide è l’indebolimento del sistema immunitario e il cancro. Ingredienti che rilasciano formaldeide sono molto comuni in quasi tutte le marche di prodotti per la pelle, il corpo e i capelli, antitraspiranti e lacca per unghie.
Bisogna soffermarci, infine, su sei componenti presenti in tantissimi prodotti di bellezza:
1) Sodium Laureth Sulfate = SLES. Laurisolfato di Sodio. Tensioattivo artificiale a basso costo. Un documento ufficiale del CDC, il Centro per il Controllo e la Prevenzione degli Stati Uniti, elenca il Sodium Lauryl Sulfate come una sostanza in grado di inibire il DNA nel fegato dei ratti, dei porcellini d’india e a concentrazioni di 100mg/L, nei linfociti umani. Diventa molto tossico e cancerogeno in combinazione con Trietanolamina, Cocoyl Sarcosine.
2) Lauramidopropyl Betaine = Tensioattivo tossico nei ratti a concentrazioni di 5g/Kg.
3) TEA Cocoyl Glutamate = Appartiene al gruppo delle Trietanolamine: effetto tossico e cancerogeno, specialmente in congiunzione con gli SLES.
4) Cetyl triethylmonium Dimethicone Peg-8 Succinate = Normalmente vietato nell’uso cosmetico, da non usarsi in presenza di ferite, tossico per gli organi sensoriali.
5) Hexylene Glycol = Normalmente si usa nel liquido per i freni!!! Sospettato di tossicità per: sistema Immunitario, sistema nervoso, pelle e sistema respiratorio.
6) Phenoxyethanol = fenossietanolo. Un fissatore molto dannoso. Altamente irritante per gli occhi. Può causare difetti riproduttivi.
Da queste informazioni, c’è poco da meravigliarsi se il cancro e altre gravi malattie sono in aumento. Tutte queste sostanze chimiche dannose che troviamo nei prodotti di ogni giorno, assieme all’inquinamento dell’ aria e dell’acqua, hanno creato un ambiente che non è più favorevole.
The National Environmental Research Institute of Denmark conferma che più di 1.000 nuove sostanze chimiche sono prodotte ogni anno. Più di 300 sostanze chimiche di sintesi sono state trovate nei tessuti e nelle secrezioni umane, incluso il latte materno. È stato stimato che 400 milioni di tonnellate di sostanze chimiche di sintesi sono prodotte ogni anno a livello mondiale.
Le sostanze chimiche di sintesi e non, applicate sulla pelle, specie se lipofile, possono penetrare attraverso di essa in varia percentuale in relazione alla composizione chimica, peso e grandezza molecolare e, attraverso il microcircolo e il sistema linfatico, entrare all`interno del corpo. Parabeni (di cui si è parlato sopra) sono stati trovati nei tessuti mammari, Triclosano (la cui struttura è simile a quella della diossina, ed è forse questo fatto ad aver stimolato i primi studi sulla sua potenziale tossicità) nel latte materno, tracce di talco in cancro alle ovaie.
“Le donne potrebbero mettere a rischio la salute dei loro piccoli ancora non nati, usando cosmetici e profumi…Molti dei prodotti che si usano in gravidanza contengono un gruppo di sostanze chimiche che si pensa possano interferire con il sistema riproduttivo. Tali sostanze conosciute come ftalati sono state trovate nei make-up, profumi, shampoos, deodoranti, prodotti solari per donne gravide.
Gli ftalati sono oggetto di controversia dal 2003; alcuni studi sembrano mostrare che siano in grado di produrre effetti analoghi a quelli degli ormoni estrogeni, causando una femminilizzazione dei neonati maschi e disturbi nello sviluppo dei genitali e nella maturazione dei testicoli, inoltre danneggiando fegato e reni.
Il “Primum non nocere” ippocratico è uno dei principi che si insegna per primo nelle facoltà di medicina, soprattutto in relazione alla iatrogenesi, ciò significa che, nella scelta di una terapia, bisogna innanzitutto non arrecare danno al paziente e per questo, tra i trattamenti possibili, va sempre privilegiato quello che ha meno controindicazioni.
È chiaro che esso sia un brocardo applicabile quotidianamente in ogni circostanza di vita, anche quella dell’igiene e della cura del corpo. Bisognerebbe avere chiaro che non c’è “una medicina specifica” che guarisce un corpo che si ammala, ma è sempre “l’organismo nella sua unicità” che opportunamente nutrito e stimolato, sia sul piano organico sia su quello mentale-spirituale, ritrova da sé la strada del riequilibrio psico-fisico.
Talvolta ciò può avvenire con l’ausilio di un farmaco o di rimedio; molto spesso guariamo nonostante il farmaco. Una delle minacce più importanti che ostacola tale processo di guarigione è rappresentata dalle innumerevoli tossine accumulate nel corpo, derivanti dalle sostanze dannose presenti nell’ambiente in cui viviamo. La parola “tossina” deriva dal greco “toksikon” e che era il veleno per le frecce che usavano gli antichi guerrieri.
La pericolosità delle tossine ambientali-alimentaricosmetiche non è tanto nel danno acuto, in genere facilmente riconoscibile e risolvibile, ma quanto nell’eventualità di danni a lungo termine all’organismo. Un organismo sottoposto ad una esposizione continuata nel tempo a tossine può subire come effetto: rischi di cancro, disfunzioni immunitarie e disturbi cronici. A questo punto però il rapporto causa/effetto con le tossine non è più facilmente risolvibile, né è stato adeguatamente studiato.
A volte basta fare un semplice gesto di “omissione”, non assumere “quell’integratore”, non ingurgitare “quel farmaco” inutile, non ingerire “quella sostanza chimica”, non mettere “quella crema”, per procurare una “apparente miracolosa” ma in effetti una naturale guarigione.
Quanti eczemi si risolvono semplicemente togliendo una “cremina idratante”!!
Anche nel mio campo della nutrizione, quanti dimagrimenti ho procurato soltanto avendo cura di correggere l’alimentazione omettendo dalle abitudini una serie di composti raffinati e di sintesi.
Similmente ai cosmetici, tutte le trasformazioni chimiche applicate agli alimenti modificano il metabolismo globale e lo spinge verso il sovrappeso cronico. A volte un dimagramento si avvia solo grazie alla rieducazione dell’equilibrio alimentare che agisce a livello digestivo, cerebrale e adiposo.
In effetti, nessun “farmaco o rimedio” agisce efficacemente se non si modificano tutte le abitudini sbagliate (abusi alimentari, sedentarietà, assunzione eccessiva di farmaci e sostanze chimiche (di cui i prodotti di bellezza son pieni).
“Omettendo” l’uso di tali sostanze tossiche, il corpo si rimette a funzionare, meravigliosamente, al ritmo giusto. Tutto questo non ci deve mettere nel panico, visto che siamo bombardati da ogni dove da sostanze tossiche, ma ad aprire di più gli occhi, ad imparare a prendere delle misure protettive e scoraggiare i produttori. Impariamo a conoscere meglio noi stessi a partire dal nostro corpo, a conoscere le sue e nostre risorse così da aiutarlo a meglio difendersi. Questo non vuol dire che non ci ammaleremo mai o che non moriremo mai, ma abbiamo la possibilità di sviluppare una consapevolezza e una responsabilità che cambierà il nostro rapporto con la vita.
Risulta quindi di rilevante importanza leggere con attenzione tutte le etichette per comprendere la differenza tra – un “normale” prodotto pieno di acqua e sostanze chimiche; uno “biologico”, che ha in varia proporzione sostanze di “origine” naturale e sostanze chimiche; e, infine, quelli che hanno solo “alcuni” componenti biologici.
Un cosmetico propriamente biologico dovrebbe “curare” la pelle con tutti i suoi componenti di olii, vitamine e antiossidanti. Molto importante è il vettore che veicola queste sostanze, che non può essere solo acqua o silicone.
Gli olii e burri hanno sempre rappresentato una straordinaria fonte naturale per l’idratazione, il nutrimento e la protezione della pelle.
L’applicazione di un buon olio sulla pelle crea già un primo effetto barriera, che impedisce l’evaporazione dell’acqua interna, e, contemporaneamente, interagendo con le sostanze oleose presenti sulla pelle, funge da “carrier”, ossia da trasportatore delle sostanze benefiche disciolte in essi.
In definitiva, possiamo concludere che la pelle deve essere considerata come un organo vero e proprio e le sostanze cosmetiche applicate su di essa devono avere la sola funzione di detergerla naturalmente, nutrirla con sostanze di origine vegetale del tutto affini alle sue componenti idrolipidiche, aiutarla a disintossicarsi per svolgere in maniera ottimale le sue funzioni.
Gli ingredienti devono essere e comportarsi come ‘cibo per la pelle’, da essa riconosciuti chimicamente (acidi grassi essenziali, vitamine liposolubili, clorofilla etc.) e vibratoriamente, da essa assorbiti con facilità sia a livello epidermico che, in parte, in quella generale, e metabolizzati per entrare poi a far parte della struttura biologica interna.
Per questo è indispensabile che i componenti utilizzati abbiano una certificazione biologica, così come è importante che gli olii siano pressati a freddo per garantire la purezza, la massima qualità e un facile assorbimento, per il beneficio della nostra pelle e dell’organismo, certo, ma anche per il nostro pianeta e il nostro futuro.
Il cammino verso un uso responsabile delle creme, cosmetiche e terapeutiche, è lungo e la battaglia è insidiosa e dall’esito incerto. Abbiamo davanti multinazionali potenti, in grado di manipolare le informazioni e di alterare l’acquisizione di una piena e completa consapevolezza su benefici, rischi e limiti di ciascun prodotto.
Ma l’opera dei mezzi di informazione, l’espletamento deontologicamente corretto della professione medica e dell’attività commerciale dei prodotti e una più avvertita coscienza civica dei doveri verso sè stessi e la comunità sono strumenti di reazione altrettanto forti, in grado di penetrare nel tessuto sociale e di scavare nelle abitudini di consumo di ognuno di noi, imponendo una nuova etica nell’acquisto e nell’utilizzo dei prodotti di settore.
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