Batterio killer: ecco perché è così aggressivo

L’epidemia provocata dal cosiddetto ‘batterio killer’ che ha colpito in particolare la Germania del nord sembra essersi fermata. Lo riferiscono le autorità tedesche sottolineando di aver registrato da venerdì scorso solo 5 nuove infezioni.

Non è stata ancora definita con certezza la fonte di contaminazione del batterio Escherichia Coli che provocato 40 vittime e oltre 2600 contagi. Dopo aver individuato la causa dell’epidemia nei germogli di un’azienda biologica nelle vicinanze di Amburgo, è stata diffusa qualche giorno fa la notizia che batteri E. Coli sono stati rinvenuti anche in un ruscello nei pressi di Francoforte.

Il batterio del tipo Ehec 0104:H4 è stato individuato nell’Erlenbach, un ruscello lungo trenta chilometri che scorre nelle vicinanze della parte nordorientale di Francoforte. Lo ha comunicato il ministero della Sanità dell’Assia, che ha invitato i cittadini a non bagnarsi nel ruscello e nei fiumi del Land. Il ministero ha inoltre informato che non esiste alcun pericolo di contaminazione per la rete di distribuzione di acqua potabile.

Il fatto che i campioni di acqua esaminata siano stati prelevati nelle vicinanze di impianti di depurazione, lascia ipotizzare che da qui il batterio killer sia arrivato nel fiumiciattolo. Immediatamente sono state avvertite le aziende agricole situate lungo il corso dell’Erlenbach, affinché non irrighino le loro coltivazioni con l’acqua contaminata. Il ministero dell’Ambiente dell’Assia ha comunicato che due di queste fattorie erano autorizzate ad irrigare con le acque dell’Erlenbach le loro piantagioni di patate e barbabietole da zucchero, che al momento non sono ancora mature per la raccolta. A fini precauzionali è stato comunque raccomandato di non consumare i prodotti già irrigati con queste acque contaminate.

Intanto, mentre resta da definire con precisione l’origine della contaminazione, un gruppo di ricercatori dell’Università di Muenster ha spiegato sulla rivista The Lancet Infectious Disease l’insolita aggressività del batterio Escherichia Coli che ha colpito in particolare la Germania. Secondo i ricercatori il ceppo O104:H4 del microrganismo è un ‘clone’ che combina insieme il potere di due patogeni virulenti: il primo capace di produrre la tossina enteroemorragica e il secondo capace di aderire alla parete intestinale. La combinazione di queste due caratteristiche, insieme alla resistenza legata ad alcuni antibiotici, ha fatto sì che questo ceppo fosse così mortale.

Dalle analisi condotte dagli studiosi il ceppo O104:H4 è risultato un combinato micidiale di un Escherichia coli in grado di ammassarsi alla parete intestinale e un batterio produttore della tossina shiga, che può dare la sindrome emolitico-uremica (quella che provoca insufficienza renale acuta).

Infatti, aderendo strettamente alle pareti, il batterio ha gioco facile a diffondere la tossina. I ricercatori hanno ricostruito i profili di O104:H4 analizzando 80 campioni di batteri isolati da pazienti ricoverati tra il 23 maggio e il 2 giugno scorsi. I campioni sono stati testati per la presenza dei geni di virulenza che servono al batterio per produrre la tossina Shiga e anche per la presenza di geni di virulenza di altri E coli patogeni intestinali. Tutti i campioni sono stati testati anche per altre caratteristiche come la capacità di aderire alla parete intestinale e la suscettibilità agli antibiotici.

La scoperta è stata che tutti i batteri isolati appartenevano al ‘clone HUSEC041’, isolato per la prima volta nel 2001 da un paziente tedesco che presentava la sindrome emolitico-uremica.

“L’aderenza rafforzata di questo ceppo alle pareti intestinali – hanno spiegato gli autori del lavoro – potrebbe facilitare l’assorbimento da parte dell’intestino della tossina Shiga e quindi spiegare l’insolita alta frequenza con cui l’infezione ha avuto una progressione verso la sindrome emolitico-uremica”.

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