Pratiche insicure, ma comuni, come il riutilizzo di siringhe usate per i programmi di vaccinazione sui bambini nella provincia meridionale del Sindh avrebbero causato il contagio di centinaia di bambini pakistani con l’HIV, secondo il team dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che sta indagando sull’epidemia scoppiata in nella povera città del sud-est.
Più di 700 persone, infatti, sono risultate positive al virus che causa l’AIDS e la maggior parte di loro sono bambini.
Tutto ha avuto inizio nel mese di febbraio quando alcuni genitori della città di Ratodero, nel distretto di Larkana, hanno iniziato a preoccuparsi per la febbre alta dei loro figli, di età compresa tra i 2 e gli 8 anni, che non riuscivano a far abbassare. Il medico dei bambini era il pediatra Muzaffar Ghangharo. Non avendo le sue cure sortito alcun effetto sino a quel momento, i genitori si rivolsero un altro medico, Imran Aarbani. Questo decise di sottoporre i bambini al test dell’HIV, un virus i cui sintomi possono essere proprio le febbri alte e persistenti. Il 24 aprile si è così scoperto che 15 dei bambini sottoposti al test erano risultati positivi, sebbene nessuno dei loro genitori lo fosse.
Nelle settimane successive le autorità del distretto di Larkana hanno quindi permesso a circa 10mila persone, bambini e adulti, di sottoporsi gratuitamente al test per l’HIV. È così che è stato accertato che nella zona era in corso un’epidemia, la cui origine è stata fatta risalire inizialmente soprattutto a Ghangharo, accusato da molti dei genitori dei bambini risultati positivi di aver usato siringhe infette nelle sue visite.
Le autorità lo hanno quindi arrestato alla fine di aprile accusandolo di aver infettato dozzine di pazienti con il virus attraverso siringhe sporche. L’avvocato del medico ha dichiarato alla CNN che il suo cliente non aveva mai usando siringhe infette: “è stato trasformato in un capro espiatorio per la più grande crisi nella regione“.
L’arresto di Ghangharo è stato in effetti solo il primo passo in un’indagine che ha riguardato tutta la precaria situazione del sistema medico di Larkana.
La dottoressa Fatima Mir, che si occupa specialmente di bambini malati di AIDS e che ora sta lavorando come volontaria a Ratodero, collega l’epidemia ai bassi standard sanitari dei medici locali. “Ci sono tre modi in cui un bambino può essere infettato: tramite il latte di una madre che ha il virus dell’HIV, tramite trasfusioni di sangue, o tramite una siringa o uno strumento infetto durante una visita medica”, afferma. Considerato che in molti casi le madri sono risultate negative e pochi dei bambini infetti avevano subito trasfusioni di sangue, sembrerebbe che la causa dell’epidemia sia da attribuire ai medici locali. L’indagine per accertare le cause dell’epidemia intanto sta andando avanti, Intanto nel corso delle scorse settimane nel solo distretto di Larkana sono state chiuse 147 cliniche che non rispettavano gli standard sanitari, e in tutta la provincia di Sindh circa 600 strutture hanno ricevuto un avvertimento da parte delle autorità.
“Trovo difficile immaginare che sia solo una siringa o un dottore o solo una serie di siringhe“, ha dichiarato al Washington Post Werner Buehler, senior manager del Global Fund to Fight AIDS, Tuberculosis and Malaria. Quando centinaia di persone ricevono diagnosi in un periodo di tempo così breve, “sembra una pratica diffusa”, ha proseguito Buehler. E considerato che la stragrande maggioranza di loro è costituita da bambini è “eccezionale”. Questa regione del Pakistan ha già subito epidemie di HIV, ma in genere ha colpito le popolazioni più anziane e derivava da alti tassi di infezione nelle prostitute e nei consumatori di droghe per via endovenosa.
Il riuso delle siringhe nelle strutture mediche è ampiamente vietato perché gli aghi possono facilmente diffondere virus come l’HIV e l’epatite C tra i pazienti. Sebbene siano considerate pratiche scorrette, le siringhe vengono spesso riutilizzate in Pakistan, “specialmente tra i poveri”, afferma Quaid Saeed, consulente per l’HIV / AIDS nel Programma nazionale di controllo dell’AIDS in Pakistan.
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