Molti dei bambini che oggi vengono etichettati come affetti da disturbi specifici di apprendimento o da sindrome di iperattività, una volta sarebbero stati definiti semplicemente vivaci. Questo perché dilaga una “mania da neuropsichiatra”, spiega al Corriere il pedagogista Daniele Novara, fondatore del Centro Psicopedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti.
“Viviamo in Italia una stagione di eccesso di diagnostica neuropsichiatrica. O, in altre parole, stiamo bollando le nuove generazioni con mille sigle indicative di altrettanti malesseri neuropsichiatrici che, nella maggior parte dei casi, di neuropsichiatrico hanno poco o nulla. Con tutto il danno, negli anni a seguire, che possiamo immaginare per questi bambini che si porteranno sulle spalle nel loro percorso scolastico l’etichetta di bambini malati. Si ma, immaginari”, spiega Novara.
“Da un lato – continua Novara – non si tollera più nelle scuole e neanche nelle famiglie, l’immaturità dei bambini: ma è normale, altrimenti non sarebbero bambini ma adulti! Ai miei tempi i bambini facevano i bambini, e gli adulti gli adulti: giocavamo tantissimo. Ieri ho ricevuto in studio i genitori di una bimba, con ottimo profitto a scuola, solo un po’ troppo vivace. Per lei non c’è assolutamente bisogno del neuropsichiatra, semmai di un buon pedagogista. Il guaio semmai è che in Italia i pedagoghi non esistono più”.
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