I figli dei genitori fumatori soffrono più degli altri. A confermarlo è uno studio presentato al congresso dell’American Academy of Pediatrics, in corso in questi giorni a Baltimora (USA), e condotto dal National Center for Health Statistics dei CDC.
Lo studio ha valutato con quale frequenza su scala nazionale negli anni 2011-2012 bambini e adolescenti (range d’età dall’epoca neonatale si 17 anni), figli di fumatori o meno, avevano fatto ricorso a visite ambulatoriali o a ricoveri in ospedale, utilizzando i dati della National Survey on Children’s Health.
I dati raccolti hanno evidenziato che il 24% del campione esaminato dallo studio, (95.677 bambini e adolescenti), estrapolabile ad un numero assoluto di 17,6 milioni di soggetti su scala nazionale, vivono esposti al fumo dei genitori e che il 5% dei bambini (3,6 milioni negli Usa) vive esposti al fumo di qualcuno che vive in casa con loro.
Dallo studio emerge dunque che i bambini che vivono in una casa abitata da fumatori devono ricorrere molto più frequentemente degli altri a visite e cure mediche.
“I nostri risultati – conclude Asley Merianos, School of Human Services, Università di Cincinnati – dimostrano che l’esposizione al fumo di sigaretta determina un significativo impatto sull’utilizzo di risorse sanitarie.
I contesti frequentati da bambini con problemi legati all’esposizione al fumo di sigaretta, comprese le sale d’aspetto del pronto soccorso, potrebbero rappresentare luoghi nei quali veicolare efficacemente messaggi che informino i genitori, su quanto sia pericoloso far respirare ai figli il proprio fumo. Nella speranza che come ricaduta finale, questi messaggi servano a ridurre la necessità delle visite mediche dovute al fumo passivo e ai costi che ne conseguono”.
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