Circa 4 milioni ogni anno sono gli esami radiologici effettuati sui bambini: troppi e non sempre necessari, esponendo così i minori a inutili rischi per la salute. Per sensibilizzare medici e famiglie sul corretto utilizzo di queste indagini diagnostiche sta per partire il progetto “Radiazioni in pediatria”, promosso da Associazione Italiana di Fisica Medica (Aifm), Società Italiana di Pediatria (Sip) e Società Italiana di Radiologia Medica (Sirm).
Come sottolineano le tre società scientifiche, gli esami radiologici eseguiti nel nostro Paese “sono quasi 40 milioni, di cui circa un decimo riguarda gli esami pediatrici” e ”negli ultimi anni si è registrato un notevole incremento di esami che utilizzano radiazioni ionizzanti, talora con una dubbia appropriatezza”.
Gli specialisti ricordano che ”un’ingiustificata esposizione alle radiazioni ionizzanti può aumentare la probabilità di effetti dannosi alla salute nel lungo periodo” e che ”i bambini, sia per una maggiore radiosensibilità che per una maggiore aspettativa di vita rispetto a un adulto, possono più facilmente manifestare danni in conseguenza delle radiazioni ionizzanti a cui sono stati esposti”.
Numerosi studi, inoltre, “hanno dimostrato che i medici prescrittori generalmente hanno una scarsa conoscenza delle questioni relative alle dosi di radiazioni ionizzanti somministrate e quindi possono sottostimare i rischi’‘.
Proprio per questo, una prima fase del progetto prevede un’attività di formazione sui pediatri della Sip: ”In Italia – rileva il presidente Sip, Giovanni Corsello – manca una specifica formazione dei pediatri e del personale sanitario in generale in materia di appropriatezza degli esami radiologici e di radioprotezione, spesso sottovalutata già all’interno dei corsi universitari e men che meno affrontata nei corsi di aggiornamento”. Una seconda fase del progetto avrà invece l’obiettivo di informare le famiglie su benefici e rischi derivanti dalle procedure radiologiche.
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