Ero una bambina ADHD

Buongiorno a tutti voi. Mi chiamo Graziella, e per prima cosa vi chiedo scusa per lo stile che avrà questa lettera, ma non so proprio in quale altro modo scriverla. Io ora ho 52 anni, ed ero una bambina affetta da Adhd… ben 50 anni fa! Non riuscivo a stare ferma allora e non ci riesco neanche adesso… Non posso parlare in modo scientifico del problema, ma solo descrivere quella che è stata la mia esperienza personale. Io ero quella che una volta veniva considerata una peste, una vera calamità. Rifiutata all’asilo, perchè picchiavo gli altri bambini ed ero ingestibile, sono arrivata poi alle scuole elementari dove ho avuto problemi sia di condotta che di rendimento. Devo confessare che dell’asilo non ricordo nulla, ma della scuola ricordo che ci facevano stare sedute con le braccia conserte e i piedi dietro le gambe della sedia… Ecco, io mi sentivo come si sentono gli orsi chiusi nelle loro gabbie… Mi annoiavo taaaaaaaaanto taaaaaaaaaaaanto taaaaaaaaaaanto… La maestra spiegava, e io avevo capito, poi rispiegava la stessa cosa altre volte… e io mi annoiavo da morire, e mi distraevo, mi estraniavo, così quando lei poi spiegava una cosa nuova, io ero da un altra parte con la mente… non la ascoltavo, e questo creava i problemi di profitto, i quali a casa diventavano castighi, e i castighi in particolare mi facevano impazzire perchè mia madre mi chiudeva in camera obbligandomi a stare alla scrivania, impedendomi di uscire a correre e peggiorando ancora la situazione.
Non voglio dilungarmi oltre, ma permettetemi ancora un paio di considerazioni dettate appunto dalla mia personale esperienza.

Lungi da me l’idea di considerarmi un genio, ma sono convinta che un bambino con questo “problema” abbia ottime possibilità, se messo nelle giuste condizioni, di diventarlo. Un bambino così è come una Ferrari costretta ad andare a 10 Km/h per una stradina di campagna: può imparare tutto, più velocemente di altri e avere intuizioni straordinarie. Un bambino così non si può e non si deve considerare e trattare come gli altri: gli vanno messi a disposizione i mezzi per lasciare che il suo intelletto corra alla velocità che più gli è congeniale.
Non è il bambino ad essere sbagliato, ma il modo in cui viene considerato e trattato. Non è un bambino come gli altri? E allora? Perchè dobbiamo essere tutti uguali? Perchè bisogna castrare questi bambini e farli diventare dei tontoloni qualunque? Sono bambini eccezionali, hanno bisogno di mezzi eccezionali e di maestri e dottori eccezionali in grado di assecondare e valorizzare la loro inesauribile sete di sapere e di vivere…. La società deve smetterla di considerarli un problema, ed incominciare a considerarli una risorsa.
Vi chiedo ancora scusa per lo stile che somiglia più ad uno sfogo che a una lettera…ma anche questo fa parte di me: dovevo dire una cosa che sentivo con tutta me stessa, e l’ho detta!

Graziella Bruno

Commento della Prof. Anna Maria Roncoroni – Neuropsicologa – Laboratorio sulla plusdotazione dei bambini del Dipartimento di Psicologia dell’Università Cattolica di Milano:

Cara Graziella, ho letto con molto interesse la sua lettera e comprendo il suo disagio per ciò che le è accaduto e di cui sembra portare ancora addosso i segni.
Sono perfettamente d’accordo con lei quando afferma che “Non è il bambino ad essere sbagliato, ma il modo in cui viene considerato e trattato”. Ma aggiungerei che, a mio modesto parere, se si comprendesse che la normalità così come la intendiamo non esiste ma che esistono tanti modi di essere e di percepire che hanno pari diritto e dignità, credo che il problema non si porrebbe più.
Ma temo che questo obiettivo sia irraggiungibile e non realistico: molto più concreto e reale è il cercare di aiutare i bambini ad esprimere il loro potenziale, qualunque esso sia. Offrendogli opportunità, possibilità e strumenti adeguati alle loro capacità, non solo perché sono “eccezionali” (termine che a me non piace molto) ma perché altrimenti rischierebbero di diventare adulti poco soddisfatti e forse anche infelici perché sono cresciuti in un ambiente che non li ha capiti ed accettati per quello che sono.
Non è detto che un bambino dotato di elevate capacità cognitive e che apprende molto velocemente occuperà per forza posizioni chiave nella società del futuro, anche se è probabile, perché contano anche altri fattori legati alla personalità, alla capacità di essere cerativi e non solo veloci nell’apprendimento, la fortuna, le circostanze della vita, le opportunità educative e formative ed altri fattori ancora, che non è sempre facile controllare. Ma probabilmente sarà un adulto sereno ed abbastanza soddisfatto di se stesso se avrà percepito intorno a sè fiducia e si sarà sentito accettato, capito e quindi amato.
Per concludere, credo che la società non solo dovrebbe smetterla di considerarli un problema ma vederli come una risorsa strategica per lo sviluppo futuro, ma anche solo cominciare a considerarli… questo sarebbe già una grande cosa.
Le auguro ogni bene.

Fonte: Giù le Mani dai Bambini

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