In Italia, sulla base dei dati del ministero della Salute, sono stati quasi 45mila i posti letto tagliati, pari cioè al 15,1% del totale, con un rapporto di posti letto per abitante passato da 5,1 ogni mille abitanti di 12 anni fa, al 4,2 attuale. Si tratta di un dato che ci pone sotto la media europea, che è di 5,5 per mille.
I tagli maggiori si sono avuti in Sardegna, Friuli Venezia Giulia e Puglia con riduzioni superiori al 20%. La politica del ridimensionamento dei posti letto doveva essere accompagnata da una parallela crescita dei servizi territoriali che tuttora in molte regioni stenta però a realizzarsi.
Nelle strutture d’emergenza-urgenza italiane il problema principale è poi quello delle attese e delle barelle aggiunte nei corridoi per la mancanza di posti letto: su 24 Pronto Soccorso si sono trovati da un minino di due ad un massimo di 10 malati in piedi in attesa. Chi deve essere ricoverato, nel 37,7% dei casi aspetta più di sei ore per avere un posto letto. Nel frattempo le persone vengono sistemate in barelle aggiunte. acune si segnalano invece in relazione alla privacy: le persone vengono in molti casi chiamate per nome e non ci sono spazi adeguati per garantire la riservatezza.
Questi alcuni dei dati che fotografano una rete ospedaliera vicina al collasso in molte zone del Paese.
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