L’arnica è una pianta medicinale appartenente alla famiglia delle Asteraceae.
Viene usata comunemente in preparazioni per uso topico, come gel o pomate, per la sua blanda azione antidolorifica o in caso di traumi e contusioni. In quest’ultimo caso è bene prestare attenzione che la cute sia intatta.
Recentemente è stata investigata anche la capacità dell’arnica di dare dermatiti allergiche da contatto, a causa del suo contenuto in lattoni sesquiterpenici. Questa classe di molecole molto comuni nel mondo vegetale possiedono infatti azione allergizzante, in quanto possono legarsi a dei carrier presenti probabilmente sulla superficie delle cellule e formare un antigene. Questo può venire quindi riconosciuto dalle cellule del sistema immunitario della pelle (come le cellule dendritiche), scatenare una risposta infiammatoria, migrare nel sistema linfatico e combinarsi con molecole del MHC per attivare i linfociti T.
Questa prima fase è chiamata di sensibilizzazione, ed in genere non è molto violenta. Se si torna in contatto con l’antigene, si ha la fase scatenante, che da la reazione allergica vera e propria.
Fortunatamente però in genere non si incorre in questo tipo di reazioni, per due motivi principali: il basso potere di penetrazione nella cute da parte delle preparazioni farmaceutiche per uso cutaneo (ecco perché è bene che la cute sia integra, perché in caso di lesioni aumenta l’assorbimento), e l’attività anti-infiammatoria dell’arnica per la sua azione inibente su NF-kB.
È bene ricordare però che tutte le preparazioni vegetali contenenti lattoni sesquiterpenici (come l’arnica) possono in linea di principio dare dermatiti allergiche da contatto, anche se sono classificate come allergeni deboli. È bene comunque evitare il contatto diretto con la luce solare in caso di applicazione di prodotti a base di queste molecole.
Bibliografia
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