L’uso prolungato di alcuni antidolorifici della famiglia dei fans (farmaci antinfiammatori non steroidei) è associato ad un aumento di circa un terzo del rischio di infarto, ictus e morte per eventi cardiovascolari.
È quanto emerso da un’analisi condotta da un gruppo di ricerca internazionale che vede coinvolto anche l’Istituto di farmacologia della facoltà di Medicina e Chirurgia ‘Agostino Gemelli’ dell’università Cattolica di Roma.
I ricercatori hanno preso in considerazione i risultati di 639 trial clinici per un totale di oltre 300 mila persone coinvolte e analizzato i dati dei singoli pazienti al fine di predire gli effetti avversi dei fans. Per questi è emerso un rischio più elevato di complicanze vascolari, in particolare a livello cardiaco, e un rischio da 2 a 4 volte superiore di emorragia gastrointestinale, che tuttavia raramente risulta fatale. Si calcola che per ogni 1.000 soggetti trattati in questo modo si verificano tre infarti in più di cui uno con esito fatale.
I principi attivi collegati al rischio sono il diclofenac e l’ibuprofene.
Pubblicata su The Lancet, la ricerca suggerisce pertanto che la scelta di una terapia di lunga durata con fans debba essere fatta in modo ragionato, scegliendo l’antidolorifico giusto, soprattutto se il paziente è già a rischio cardiovascolare, e informando adeguatamente il paziente circa i potenziali rischi legati a questi farmaci.
“Sulla base di queste ricerche – riferiscono gli autori – dovremmo raccomandare ai pazienti di assumere le dosi efficaci più basse di questi farmaci per il più breve tempo possibile necessario al controllo dei sintomi”.
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