L’Ufficio europeo delle unioni dei consumatori (Beuc) ha lanciato nelle scorse settimane una campagna per il corretto uso degli antibiotici negli allevamenti. Allarmanti sono infatti i dati sulla crescente diffusione di batteri resistenti patogeni anche per l’uomo: in Europa ogni anno 25.000 persone muoiono a causa di infezioni che non rispondono più agli antibiotici.
Il Beuc fa dunque all’Europa raccomandazioni specifiche:
1. eliminare l’uso di antibiotici come profilassi e restringere la metafilassi (la somministrazione del farmaco agli animali sani, in un allevamento esposto a un patogeno).
2. Far sì che il trattamento del singolo diventi la norma, e quello dell’intero allevamento un’eccezione, prendendo anche in considerazione la messa al bando di mangimi contenenti antibiotici.
3. Attivarsi per migliorare le condizioni generali di salute degli animali, con buone pratiche di prevenzione e gestione, per ridurre la necessità di usare farmaci.
4. Impedire ai veterinari di vendere antibiotici, così da eliminare il conflitto di interessi.
5. Limitare l’impiego di antibiotici che hanno un ruolo importante nella medicina umana.
6. Eseguire test sulle carni per verificare la presenza di batteri resistenti.
7. Monitorare costantemente la situazione.
Da un’indagine condotta in Italia da Altroconsumo è emerso che l’84 per cento dei petti di pollo acquistati a Milano e Roma è contaminato da enterobatteri resistenti.
Inoltre, un rapporto dell’Agenzia europea del farmaco (Ema), pubblicato a ottobre, ci colloca al secondo posto nella classifica dei Paesi che utilizzano più antibiotici negli allevamenti (al primo posto si colloca Cipro).
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