A 26 anni dalla Legge 257/92 che ha messo al bando l’amianto, in Italia questa fibra killer continua ad essere ancora molto diffusa e a minacciare la salute dei cittadini e l’ambiente. Sono infatti 370 mila le strutture in Italia dove è presente questa fibra, come emerge dal dossier “Liberi dall’amianto?” presentato da Legambiente in occasione della Giornata mondiale delle vittime, che si è celebrata il 28 aprile.
Delle 370 mila strutture censite, 50.744 sono edifici pubblici, 214.469 edifici privati e 20.296 siti industriali. Davanti a questa situazione, come sottolinea Legambiente, le procedure di bonifica e rimozione dall’amianto nel nostro Paese sono ancora in forte ritardo.
Le attività di censimento sono state completate da 6 Regioni su 15 mentre il 60% (9 Regioni su 15) ha dichiarato che è ancora in corso la procedura di censimento del territorio. Sono soltanto dieci inoltre le regioni che hanno inviato al Ministero dell’ambiente le informazioni richieste annualmente sulla presenza di amianto.
Il grande problema è rappresentato poi dallo smaltimento: non sono infatti sufficienti gli impianti presenti e previsti sul territorio.
Sul fronte sanitario, il quadro complessivo che emerge è abbastanza preoccupante. Legambiente ricorda che stando agli ultimi dati diffusi dall’INAIL, in Italia sono 21.463 i casi di mesotelioma maligno tra il 1993 e il 2012, di cui il 93% dei casi a carico della pleura e il 6,5% (1.392 casi) peritoneali, e oltre 6mila morti all’anno. A livello regionale i territori più colpiti sono Lombardia (4.215 casi rilevati), Piemonte (3.560), Liguria (2.314), Emilia Romagna (2.016), Veneto (1.743), Toscana (1.311), Sicilia (1.141), Campania (1.139) e Friuli Venezia Giulia (1.006).
“Dal dossier ‘Liberi dall’amianto?’ – spiega Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – emergono tre questioni prioritarie – bonifiche, smaltimento e leva economica – che devono essere affrontate con la massima urgenza sia a livello regionale che nazionale. Occorre completare al più presto il censimento e la mappatura dei siti contenenti amianto, su cui definire le priorità di bonifica a partire dalle scuole in cui è ancora presente la pericolosa fibra.
Il numero esiguo di discariche presenti nelle Regioni incide sia sui costi di smaltimento che sui tempi di rimozione, senza tralasciare la diffusa pratica dell’abbandono incontrollato dei rifiuti. Non è più sostenibile l’esportazione all’estero dell’amianto rimosso nel nostro Paese, per questo è importante provvedere ad implementare l’impiantistica su tutto il territorio nazionale. Infine occorre ripristinare e rendere stabile e duraturo il sistema degli incentivi per la sostituzione eternit/fotovoltaico, visti gli importanti risultati ottenuti in passato è assurdo che questo strumento sia stato rimosso”.
Ricordiamo che tutte le forme di amianto sono cancerogene per gli esseri umani. L’esposizione all’amianto, compreso il crisotile, provoca cancro del polmone, della laringe e delle ovaie e anche del mesotelioma (cancro pleurico e peritoneale). L’esposizione all’amianto è anche responsabile di altre malattie come l’asbestosi (fibrosi dei polmoni) e le placche, l’ispessimento e l’effusione nella pleura.
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