Nel mondo ogni 3,2 secondi una persona si ammala di demenza senile. Oggi i pazienti sono 46,8 milioni, di cui circa il 50-60% soffre di Alzheimer. Gli italiani con demenza sono 1.241.000 e i nuovi casi nel 2015 sono stati finora 269.000. Sono questi i dati dell’ultimo Rapporto mondiale Alzheimer redatto dall’Alzheimer’s Disease International (Adi), diffusi in Italia dalla Federazione Alzheimer Italia.
Il report, intitolato ‘L’impatto globale della demenza: un’analisi di prevalenza, incidenza, costi e dati di tendenza’, prevede che il numero di malati nel pianeta sia destinato quasi a raddoppiare ogni 20 anni, fino a raggiungere 74,7 milioni nel 2030 e 131,5 mln nel 2050.
Ogni anno, infatti, oltre 9,9 mln i nuovi casi di demenza. In Italia la situazione è altrettanto drammatica, con una stima di 1.609.000 malati nel 2030 e 2.272.000 nel 2050.
Martin Prince del King’s College di Londra, che ha condotto per il Global Observatory for Ageing and Dementia Care una delle ricerche su cui si basa il report, afferma: “Ora possiamo dire di avere sottostimato la portata dell’epidemia odierna e futura di circa il 12-13% rispetto al rapporto mondiale 2009, e con un andamento dei costi che cresce più rapidamente del numero di persone malate”.
Nel rapporto viene evidenziato il crescente impatto che la demenza ha sui Paesi a basso e medio reddito. Secondo Prince la percentuale sarebbe destinata ad aumentare fino a raggiungere il 68% nel 2050, soprattutto a causa della crescita e dell’invecchiamento della popolazione. Inoltre si stima che per quell’anno quasi la metà delle persone affette da demenza vivranno in Asia.
Il documento, alla luce di questi dati, sottolinea l’importanza di incentrare il lavoro globale di tutti gli stakeholders verso i Paesi a basso e medio reddito, per creare programmi che possano far crescere la consapevolezza e aumentino le possibilità di accesso a diagnosi tempestiva e assistenza.
“La crescita globale dei costi della demenza rappresenta una sfida per tutti i sistemi mondiali di welfare – spiega Marc Wortmann, direttore esecutivo di Adi – Questi risultati dimostrano una necessità urgente di implementare strategie e legislazioni atte a permettere una migliore qualità di vita per le persone che convivono con la demenza, sia oggi sia in futuro”.
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