Altroconsumo ha fatto nuovamente analizzare le 42 marche di latte fresco a lunga durata testate a febbraio 2012 per verificare se dopo l’estate si fosse alzato il livello delle aflatossine. Pur rispettando le norme europee, l’associazione ha constatato che sono aumentati i campioni con livelli vicini ai limiti di legge.
Il caldo della scorsa estate, associato alle piogge scorse, ha infatti favorito lo sviluppo nel mais delle muffe che producono aflatossine. L’emergenza ha poi investito i produttori di latte: se le vacche si nutrono di mangimi contaminati, eliminano poi queste sostanze attraverso il latte che così viene inquinato.
“Quando ci sono delle estati particolarmente secche e il mais va in stress idrico, il fungo responsabile delle aflatossine ne produce di più”, ha spiegato ad Altroconsumo Luigi Bertocchi, dirigente veterinario dell’Istituto zooprofilattico della Regione Lombardia. “Ma a un livello successivo, cioè in campo, al mangimificio e con i controlli ufficiali dei sistemi veterinari delle Asl sul territorio, si garantisce che il livello di aflatossine nel latte rimanga al di sotto dei limiti di legge. Si è trattato di una stagione eccezionale, come non avveniva dal 2003 : anche in quel caso furono attivati controlli supplementari da parte delle autorità sanitarie pubbliche per garantire il rispetto dei limiti di legge”.
“Le aflatossine – scrive l’Efsa sul suo sito internet – sono micotossine prodotte da due specie di Aspergillus, un fungo che si trova in particolare nelle aree caratterizzate da un clima caldo e umido. Poiché le aflatossine sono note per le loro proprietà genotossiche e cancerogene, l’esposizione attraverso gli alimenti deve essere il più possibile limitata”.
In natura sono presenti diversi tipi di aflatossine. L’aflatossina B1 è la più diffusa nei prodotti alimentari ed è una delle più potenti dal punto di vista genotossico e cancerogeno. È prodotta sia dall’Aspergillus flavus sia dall’Aspergillus parasiticus. L’aflatossina M1 è uno dei principali metaboliti dell’aflatossina B1 nell’uomo e negli animali e può essere presente nel latte proveniente da animali nutriti con mangimi contaminati da aflatossina B1.
L’Unione europea ha introdotto misure, volte a ridurre al minimo la presenza di aflatossine in diversi prodotti alimentari. I livelli massimi di aflatossine sono stabiliti dal regolamento (CE) n. 1881/2006 della Commissione. I prodotti che superano i livelli massimi consentiti non devono essere immessi sul mercato dell’UE. La direttiva 2002/32/CE stabilisce i livelli massimi di aflatossine B1 nelle materie prime per mangimi.
Secondo Altroconsumo, tuttavia, rimane aperta la questione della pericolosità di queste sostanze. L’associazione sostiene che il fatto che – come dimostra l’analisi condotta dall’associazione – tali sostanze siano aumentate non è un buon segno.
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