Il glifosato, erbicida dichiarato “potenzialmente cancerogeno”, è il pesticida più presente nelle acque italiane che risultano contaminate da ben 259 sostanze diverse. I pesticidi in Italia sono presenti nel 67% delle acque superficiali e nel 33% delle acque sotterranee e superano i limiti rispettivamente nel 23,9% e nel 8,3% dei casi, con un preoccupante aumento rispetto alle precedenti indagini nazionali. È quanto emerge dal “Rapporto nazionale pesticidi nelle acque, edizione 2018” presentato ieri a Roma nell’auditorium del Ministero dell’ambiente.
“L’ambiente naturale reagisce molto lentamente, soprattutto il sottosuolo dove mancano il sole e gli organismi decompositori e dove l’acqua si muove al ritmo di un metro l’anno”, ha spiegato Pietro Paris, responsabile del settore Sostanze pericolose di Ispra. “In molti campioni abbiamo trovato neonicotinoidi, erbicidi con una grandissima persistenza recentemente vietati dall’Unione europea perché letali per le api. E ancora, a 25 anni dalla revoca, l’atrazina e i suoi metaboliti”. Ad essere pericolose anche le miscele di sostanze che si formano casualmente nei fiumi e nelle falde e i cui effetti non sono sempre prevedibili.
Le mappe rilevano una concentrazione di criticità lungo l’intera Pianura padano-veneta e una riduzione dei punti rossi al Centro e al Sud. Come precisa Paris, si tratta però di una lettura superficiale, perché nelle regioni del Nord sono stati realizzati più del 50% dei monitoraggi, dalla Calabria non è arrivato nessun dato, pochissimi dalla Puglia”.
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