07/05/2012
Zero natalità. O la macchina o il bambino
Fonte: Valori (Rivista)
Dopo la nascita di baby seven, il settemiliardesimo abitante del mondo – preceduto da articoli allarmati che avvertivano che servirà aumentare la produzione alimentare del 70% (?!) nei prossimi cinquanta anni – la società dei consumi ci propone la sua soluzione anticoncezionale. Non stiamo parlando dei più conosciuti sistemi per il controllo delle nascite, come l’alfabetizzazione di massa nei Paesi non industrializzati oppure campagne di informazione sessuale.
Non si tratta di un nuovo ritrovato, magari alternativo, per chi non vuole assumere ormoni, usare caucciù, tenere complicati conti, misurare la temperatura e nemmeno astenersi. Niente di tutto questo: il nuovo inibitore delle nascite è il possesso di un’automobile. Che bimbi e donne con desiderio di maternità o anche con una spinta relazionale siano una minaccia al soddisfacimento del proprio edonismo è il messaggio trasversale a una serie di spot, ma è il tema conduttore della campagna Renault.
C’è, per esempio, lo spot in cui al termine di una serata conviviale un giovane si offre di accompagnare a casa una giovane donna con generoso decolleté; abita lontano ma per lui non è un problema e si percepisce un’atmosfera piacevole durante il tragitto. Ma che la donna non si faccia illusioni: di fronte a un’offerta palese lui non ha intenzione di salire, per affrontare chissà quali imprevedibili situazioni. Voleva solo guidare, anzi provare “il piacere di guidare all’ennesima potenza”. In un altro spot c’è il momento dell’uscita dalla scuola: macchine schierate nel parcheggio e un’insolita presenza di babbi.
Qualcuno è un po’ stempiato, ognuno è davanti alla sua auto parcheggiata. Per ultimo arriva un giovane con l’aria meno convenzionale e piuttosto piacione. Ogni babbo abbraccia il figlio che gli salta in collo, il giovane piacione invece non è lì per un bimbo ma per l’affascinante maestra con gambe mozzafiato.
La conclusione? “Dalla vita aspettati di più”. C’è poi un ultimo spot in cui si dimostra che non è più attuale, in questa parte del mondo, un quesito al quale la ricerca scientifica ha, nei decenni passati, cercato di dare risposta: vengono concepiti più bambini sui sedili anteriori o su quelli posteriori delle auto?
C’è una giovane coppia che visita una casa con l’agente immobiliare: la ragazza entra nella stanza con i decori bebé alle pareti, in cui si sentono ancora il suono del carillon e i versetti di un neonato, e dice al ragazzo: «Sai cosa potremmo fare in questa cameretta?». Lui comincia a sudare freddo, mentre sulla fronte gli si vedono correre immagini preoccupate di pappe e pannolini. Ma lei non tradisce le sue aspettative: «Buttare giù tutto e fare un’enorme cabina armadio». Lui si rasserena, non è ancora arrivato il momento delle responsabilità, anzi “tutto il resto può aspettare”. Per un’automobile? Grazie, preferisco i mezzi pubblici dove si può parlare con il vicino o leggergli il giornale da sopra la spalla. Anche in formato elettronico.





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