31/10/2009
Il vaccino dalle uova d'oro
Sorpresa: nei grandi ospedali per malattie infettive buona parte di
medici in servizio non intende vaccinarsi contro il virus della Suina.
Succede al Cotugno di Napoli. E non solo. Vediamo perche'.
Se, come dimostrano i numeri, i colossi del farmaco, dall'alto del loro
mezzo biliardo di dollari e passa all'anno di fatturato, superano di
gran lunga l'invincibile industria delle armi, non risulta poi cosi'
difficile capire perche' periodicamente, con cadenza ormai “regolare”,
scoppia l'allarme mediatico sulle pandemie che, come altrettanti
Armageddon, stanno arrivando a flagellare il pianeta, mietendo milioni
di vittime e rendendo percio' piu' che mai invocato l'arrivo di
specifici vaccini. Virus creati in laboratorio proprio per far nascere
la necessita' di contrastarli, mantenendo su livelli altissimi le
corazzate quotate in Borsa? E, in ogni caso, quali conseguenze potranno
avere sulla salute umana prodotti a base di virus, realizzati molto
spesso sull'onda dell'emergenza, ma destinati alla profilassi di massa
su scala mondiale (quest'anno da novembre in poi)?
Quasi “naturale”, allora, che dopo gli allarmi globalizzati
sul virus dell'antrace (2001) e sull'influenza aviaria (che nel 2005
vide l'allora ministro della Salute Francesco Storace lanciato
all'acquisto di dosi da milioni di euro, poi di fatto mai utilizzate
perche' nel frattempo il virus era “mutato”), oggi dovesse arrivare una
ennesima “maledizione biblica”. Terrorizzante, per la maggior parte
dell'umanita', ma, per qualcun altro, provvidenziale.
Sulla influenza A o “suina” - quel virus H1N1 che sta tenendo col fiato
sospeso buona parte dell'umanita', fra propaganda dei governi,
complicita' dei grandi media nelle mani degli stessi colossi
farmaceutici, ma anche fra leggende metropolitane e falsi scoop -
cominciano oggi a farsi strada le prime, rigorose ricostruzioni che,
dati scientifici alla mano, lasciano filtrare le terribili verita' alla
base dell'allarme planetario.
Percio', nelle stesse ore in cui la Agenzia europea per il controllo
sui farmaci da' via libera ai primi due vaccini anti-pandemia, che
saranno prodotti da Novartis e GlaxoSmithKline, arrivano impietosi
dossier come quello di Luciano Gianazza, autore di numerosi libri che
smascherano il dietro le quinte affaristico della medicina
contemporanea. Il quale oggi parla di questi vaccini come delle nuove
armi biologiche di distruzione di massa.
ACCHIAPPA LA SUINA
Dopo le prime avvisaglie della scorsa primavera, il clamore mediatico
sulla suina esplode a giugno, quando la Organizzazione mondiale della
sanita' annuncia che la pandemia sara' di livello 6, vale a dire molto
elevato, scatenando la corsa dei governi all'acquisto del vaccino.
L'attivita', nei laboratori, diventa da allora frenetica. Quali rischi
comportano la fretta e la conseguente, possibile approssimazione? «Alle
multinazionali del cartello Big Pharma (GlaxoSmithKline, Baxter,
Novartis e altre) - punta l'indice Gianazza - e' stato assicurato che
non vi sara' contro di loro alcun ricorso per eventuali morti o gravi
danni che questi vaccini possono causare».
Ancor piu' esplicito il movente economico: «la Novartis - fa sapere
Gianazza - ha raccolto ordinativi gia' da trenta diversi Paesi. Solo
dagli Usa ricevera' 346 milioni di dollari per l'antigene e 348,8
milioni per un adiuvante. La Baxter ha ordini da cinque Paesi per 80
milioni di dosi, ma non ha ricevuto l'approvazione della Food and Drug
Administration, quindi vendera' al di fuori degli Stati Uniti.
GlaxoSmithKline ha ricevuto 250 milioni per la fornitura agli Usa di
numerosi “prodotti pandemici”. Il totale degli ordini nei soli Stati
Uniti ammonta a 7 miliardi di dollari».
Numerose le sostanze tossiche, a partire dai cosiddetti adiuvanti,
senza i quali i vaccini non potrebbero essere conservati ne' mantenuti
in forma stabile. Fra questi Gianazza enumera ad esempio «il
thimerosal, conservante 50 volte piu' tossico del mercurio, che puo'
provocare a lungo termine disfunzioni
del sistema immunitario, sensoriali, motorie, neurologiche, comportamentali».
GlaxoSmithKline, che ha sede a Londra, come adiuvante per i suoi
vaccini usa anche un composto contenente alluminio, il cui uso, in
certe dosi, e' causa accertata di disfunzione cognitiva.
C'e' poi la formaldeide: una nota sostanza cancerogena e tossica per
l'apparato riproduttivo. «Nel 2007 - continua Gianazza - la California
ha utilizzato piu' di 30.000 tonnellate di questa sostanza cancerogena
come microbicida sulle piu' importanti coltivazioni sparse nel suo
territorio».
Altro ingrediente comune ai nuovi vaccini e' lo squalene, noto come
sostanza che puo' provocare l'artrite reumatoide. E i ricercatori oggi
associano l'uso dello squalene alla cosiddetta “Sindrome della Guerra
del Golfo” che ha colpito migliaia di soldati americani con danni
irreparabili al sistema immunitario, compresi sclerosi multipla,
fibromialgia e, appunto, l'artrite reumatoide.
Passiamo al secondo produttore, la Baxter International con casa madre
a Chicago e una sede anche in Italia. Non si conoscono ancora fino in
fondo le sostanze presenti nel nuovo vaccino, ma puo' essere utile dare
un'occhiata a quelle che si trovavano nel prodotto contro il virus H5N1
dell'influenza aviaria.
«Le cellule in coltura - si legge nel dossier di Gianazza - sono prese
dalla “scimmia verde africana”. I tessuti prelevati da questa specie di
scimmie sono stati in passato responsabili della trasmissione di virus,
tra cui l'HIV e la poliomielite. La Baxter ha posto una richiesta di
brevetto sul processo che utilizza questo tipo di coltura cellulare per
la produzione di quantita' di virus infettivi, che vengono poi
inattivati con formaldeide e luce ultravioletta». Passiamo al terzo
colosso, l'elvetica Novartis International AG con sede a Basilea e una
propaggine in Italia, a Torre Annunziata, ai margini del fiume Sarno,
il corso d'acqua tristemente famoso per essere uno fra i piu' inquinati
d'Europa. Ed e' proprio dalla Novartis che l'Italia avrebbe acquistato
le sue dosi di vaccino anti-suina. Al pari della Baxter, la corazzata
elvetica sta utilizzando una linea cellulare di cui e' proprietaria
(analoga a quella della scimmia verde) per far crescere i ceppi del
virus, invece delle uova di gallina, come si era sempre fatto finora.
Cio' permette all'azienda di ridurre drasticamente il tempo necessario
per iniziare la produzione del vaccino, che ha preso la denominazione
ufficiale di “Focetria”.
Anche qui non mancano additivi come la formaldeide e il bromuro
dicetiltrimetilammonio, un disinfettante utilizzato per sterilizzare
utensili.
PARTICELLE KILLER
Altro allarme e' quello lanciato dall'economista e politologo William
Engdahl, collaboratore di testate come Asia Times e autore di libri
sulla globalizzazione. A meta' settembre il gruppo indipendente
internazionale Global Research pubblica un articolo in cui Engdahl
rivela la presenza di nanoparticelle nei vaccini per l'influenza H1N1.
«Ora e' saltato fuori - si legge - che i vaccini approvati per essere
utilizzati in Germania e nei paesi europei contengono delle
nanoparticelle in una forma che e' risultata attaccare cellule sane e
che puo' essere mortale».
Il sistema era stato messo a punto nel 2007 dai ricercatori dell'Ecole
Polytechnique Fe'de'rale de Lausanne i quali, in un articolo pubblicato
sulla rivista Nature Biotechnology, avevano spiegato: «queste
particelle sono cosi' sottili che, una volta iniettate, nuotano nella
matrice extracellulare della pelle e vanno di filato ai linfonodi.
Entro pochi minuti raggiungono una concentrazione di cellule D migliaia
di volte maggiore che nella pelle. La risposta immunitaria puo' essere
quindi estremamente forte».
«C'e' un solo - obietta Engdahl - piccolo problema: i vaccini che
contengono nanoparticelle possono essere mortali o, come minimo,
causare danni irreparabili per la salute». Le particelle di
nanodimensioni - viene spiegato - si fondono con le membrane del nostro
corpo e, secondo studi recenti condotti in Cina ed in Giappone, vanno
avanti a distruggere le cellule senza sosta. Una volta che hanno
interagito con la struttura cellulare, non possono piu' essere rimosse.
«Dopo lo scandalo dell'amianto - incalza Engdahl - e' stato appurato
che particelle di dimensione inferiore ad un milionesimo di metro, per
la loro enorme forza attrattiva, penetrano in tutte le cellule
distruggendo tutte quelle con le quali entrano in contatto. E le
nanoparticelle sono ben piu' piccole delle fibre di amianto. Prove
effettuate a Beijing dimostrano gli effetti mortali sull'uomo».
L'European Respiratory Journal, autorevole periodico destinato a medici
ed operatori sanitari, nel numero di agosto ha pubblicato un articolo
intitolato “L'esposizione alle nanoparticelle e' correlata con il
versamento pleurico, la fibrosi polmonare ed il granuloma”. Si riporta
quanto avvenuto nel 2008 a sette giovani donne ricoverate presso il
Beijing Chaoyang Hospital. Di eta' fra i 18 ed i 47 anni, erano state
esposte a nanoparticelle per un periodo dai 5 ai 13 mesi sul posto di
lavoro. Analoghi i sintomi: dispnea, versamento pleurico, liquido nei
polmoni, difficolta' respiratoria. Gli esami hanno confermato che le
nanoparticelle avevano innescato nei polmoni infiammazioni e processi
di fibrosi, con presenza di granulomi nella pleura. Il microscopio
elettronico ha permesso di osservare che le nanoparticelle si erano
collocate nel citoplasma e nel nucleo delle cellule epiteliali e
mesoteliali dei polmoni.
«Il fatto chel'Organizzazione mondiale per la sanita', l'European
Medicines Evaluation Agency ed il German Robert Koch Institute
permettano oggi che la popolazione venga iniettata con vaccini
ampiamente non sperimentati contenenti nanoparticelle - e' la drastica
conclusione di William Engdahl - la dice lunga sul potere della lobby
farmaceutica sulle politiche europee».





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