08/01/2010
La febbre del vaccino e il business delle dosi scomparse
Accordo milionario per 24 milioni di fiale, ma ne sono state utilizzate meno di un milione
Topo Gigio è depresso. Ce l’aveva messa tutta, lui, a convincere gli
italiani che dovevano vaccinarsi. Ma quelli niente. E così, dei 24
milioni di vaccini acquistati dall’Italia, finora ne sono stati
utilizzati solo 840.000. Gli altri ventitré milioni si stanno
accumulando nei centri di stoccaggio.
Una spesa di 184 milioni di euro andata, almeno per ora, in fumo. Anzi,
nelle tasche della Novartis, la multinazionale che ha prodotto il
farmaco. E con cui il governo ha un rapporto stretto, che risale sin
dal 2004. È l’anno dell’aviaria, un’ influenza che non colpisce
l’Italia, ma che mette in agitazione il secondo governo Berlusconi:
preoccupato per una pandemia che fino ad allora non c’è mai stata e
forse non ci sarà mai, decide che bisogna prendere precauzioni. E di
stipulare dei contratti che riconoscano allo Stato italiano un diritto
di prelazione sulla produzione futura di vaccini.
Un paradosso: io governo ti pago ora affinché in caso di
emergenza tu faccia il tuo interesse, ossia vendere a me i
farmaci.Neanche due mesi dopo, il ministero chiama a raccolta attorno a
un tavolo cinque aziende, che mettono sul piatto le loro proposte di
contratto. Il ministero ne sceglie tre: tra queste quella della Chiron,
una azienda senese specializzata in vaccini che pochi mesi dopo verrà
acquisita dalla Novartis.
A quella seduta partecipa anche Reinhard Gluck. Allora è il
presidente di Etna Biotech, una società siciliana. Anche lui fa la sua
proposta. "Quando entrai nella stanza capii subito come sarebbero
andate le cose – racconta – e che il mio progetto non sarebbe mai
passato. Era evidente che tra i rappresentanti del governo e i senesi
ci fosse un rapporto consolidato. Ero terribilmente dispiaciuto".
Anche perché la posta in gioco è alta: sulla base di quei
contratti verranno stipulati i successivi in caso di pandemia. Una
bella torta per le aziende del farmaco. I tre contratti costano in
tutto al governo 6 milioni e mezzo di euro. Oltre a sancire un diritto
su un bene futuro di cui il governo potrebbe non godere mai, vengono
stipulati in modo carbonaro senza alcuna gara di appalto.
L’accordo più oneroso è quello con la Chiron-Novartis: da solo
costa 3 milioni di euro ed è alla base del contratto di fornitura per
il vaccino H1N1, stipulato il 21 agosto 2009 tra il governo e la
Novartis.
L’accordo del 2005 garantiva al ministero la fornitura in caso di
pandemia di 15 milioni di dosi di vaccino entro tre mesi dalla consegna
del seme da parte dell’Organizzazione mondiale della sanità.
Ma nel contratto di quest’anno, che di pubblico ha solo il nome, quella
clausola fondamentale scompare. Viene sostituita da tre date di
consegna (con le relative forniture) che però nel testo sono oscurate.
“Motivi di riservatezza”, commenta il ministero.
L’unica cosa certa è che al momento del solo picco pandemico, a inizi
novembre, la richiesta di vaccino è più alta dell’offerta. Il
contratto, come segnala subito la Corte dei Conti, è totalmente
sbilanciato a favore della multinazionale: in caso di mancata consegna
nei tempi prestabiliti, per esempio, non sono previste multe o penalità
per la Novartis.
Altro punto critico: se l’azienda non avesse ottenuto l’autorizzazione
all’immissione in commercio del farmaco, il governo avrebbe dovuto
comunque corrisponderle 24 milioni di euro. Una specie di premio per la
partecipazione. La Novartis poi è manlevata legalmente, tranne che per
difetti di fabbricazione del prodotto.
Il costo del vaccino è piuttosto alto: sette euro e novanta a
dose, quando quello di un normale antinfluenzale, che ha le stesse
spese di produzione, viene pagato dalle Regioni circa quattro euro.
Quattro euro di differenza che non si spiegano solo con i costi di
ricerca.
Contratti simili sono stati stipulati in realtà dalla maggior parte dei
governi europei, che nella corsa all’accaparramento del vaccino hanno
accettato condizioni vessatorie. Eppure si sapeva fin da subito che il
virus non era così pericoloso.
A inizio 2009 i membri dell’unità di crisi dell’Oms (alcuni
ora sotto inchiesta per presunti conflitti di interesse con le case
farmaceutiche) avevano eliminato dalla definizione di pandemia il
criterio dell’"alto numero di morti".
E in un batter d’occhio quello che fino ad allora era un normale virus
influenzale a bassa mortalità diventò il virus-killer. Con la
conseguenza che centinaia di milioni di vaccini ora giacciono nelle
celle frigorifere di mezza Europa.
Al di là di quello che dice il neo ministro della Salute Ferruccio
Fazio, difficilmente il farmaco, che ha durata di un anno, potrà essere
riutilizzato il prossimo inverno, a meno che, evento improbabile, il
ceppo non rimanga esattamente lo stesso. Intanto in Italia le Asl
cominciano ad avere problemi di stoccaggio. E ancora deve arrivare
l’ultima fornitura, prevista per il 31 marzo, quando probabilmente la
suina sarà solo una barzelletta.
L’unico a ridere per ora è Ewa Kopzac, Ministro della Sanità polacco,
che di vaccino non ne ha comprato neanche uno. In tempi di isteria
pandemica disse: "Il nostro Stato è molto saggio, i polacchi sanno
distinguere la verità dalla truffa".
Monica Raucci





8,55 €
(-5%)
-
04/11/2020
Vaccino antinfluenzale: vogliono schedare i medici? di Redazione InformaSalus.it -
10/02/2020
Studio anticorporali: la prima indagine reale sull’efficacia dei protocolli vaccinali e dell’immunizzazione naturale! di Associazione COMILVA Onlus -
07/08/2019
Quanti sono i danneggiati e deceduti da vaccino riconosciuti in Italia? Non ci è dato sapere di Corvelva -
31/07/2019
Vaccinazione antitetanica, validità, frequenza, rischi, e il mistero della iperimmunizzazione ignorata di Nassim Langrudi -
26/07/2019
Vaccino anti-influenzale e danno permanente: riconosciuto il nesso causale di Redazione InformaSalus.it
Le informazioni contenute in questo articolo sono puramente divulgative. Tutte le eventuali terapie, trattamenti o interventi energetici di qualsiasi natura che qui dovessero essere citati devono essere sottoposti al diretto giudizio di un medico. Niente di ciò che viene descritto in questo articolo deve essere utilizzato dal lettore o da chiunque altro a scopo diagnostico o terapeutico per qualsiasi malattia o condizione fisica. L'Autore e l'Editore non si assumono la responsabilità per eventuali effetti negativi causati dall'uso o dal cattivo uso delle informazioni qui contenute. Nel caso questo articolo fosse, a nostra insaputa, protetto da copyright, su segnalazione, provvederemo subito a rimuoverlo. Questo sito non è da considerarsi una testata giornalistica in quanto non viene aggiornato con una frequenza costante e prestabilita. Gli articoli prodotti da noi sono coperti da copyright e non possono essere copiati senza nostra autorizzazione