Ci siamo certamente accorti di quanto il clima del nostro Paese e del resto del mondo sia cambiato, forse però non tutti ci siamo chiesti il perché.
Erroneamente si tende a imputare tutta la colpa di ciò all'inquinamento prodotto dai mezzi di trasporto, dalle ciminiere industriali e simili, quando in realtà la prima causa sono gli allevamenti zootecnici che contribuiscono al riscaldamento globale per un 40% in più rispetto all’intero settore mondiale dei trasporti.
La loro influenza sul clima è dovuta alle attività a essi collegate: dalla deforestazione, operata per far posto ai pascoli e allo smaltimento delle deiezioni animali. Inoltre, sapendo che quasi un terzo delle terre emerse del pianeta è destinato al bestiame non possiamo che iniziare a preoccuparci.
Ad oggi è stata disboscata fino alla dimensione di una zona grande come la Francia la foresta amazzonica procedendo ogni anno con una superficie pari circa a quella del Piemonte. L'eliminazione di migliaia di ettari di alberi ad alto fusto dalle più belle foreste del mondo ha l’effetto di ridurre la capacità di catturare l' anidride carbonica, che rimane così dispersa nell'atmosfera andando a surriscaldarla.
La forza inquinante delle deiezioni suinicole è 160 volte superiore a quella dei liquami urbani non trattati ed è seguita da quella delle deiezioni degli altri animali da reddito.
Gli “impianti” destinati al loro smaltimento sono semplicemente lagoni a cielo aperto grandi come campi da calcio e profondi circa 9 metri che si concentrano (fino a un centinaio) attorno a mattatoi e allevamenti. Le deiezioni contengono numerosi composti tossici che vengono assorbiti dal terreno, dispersi nell’aria, convogliati alle falde idriche sotterranee o a corsi d’acqua e quando questi lagoni non sono più sufficienti, le deiezioni degli animali vengono smaltite nei campi o spruzzate nell'aria.
L’inquinamento di acqua, terra e aria è inimmaginabile, nonostante le persone che vivono ‘vicino’ questi impianti ne provino parte degli effetti sulla loro salute.
Queste semplici constatazioni vogliono far pensare al reale prezzo dei prodotti di origine animale e alla necessità impellente di ridimensionarne i consumi in modo da aiutare l'ambiente, noi stessi, coloro che ci circondano e, perché no, anche tutti i miliardi di animali che ogni anno subiscono trattamenti indegni per sottostare alle richieste di un mercato sempre più pretenzioso.
Questa conclusione si adatta ad ogni altro aspetto degli allevamenti zootecnici: lo spreco di acqua, lo sfruttamento di risorse vegetali che potrebbero essere destinate all’alimentazione umana, la qualità dei prodotti, il trattamento degli animali …
Il nostro ecosistema non ha più la capacità di tamponare i cambiamenti che gli imponiamo … Se rallentiamo i nostri consumi, riflettiamo maggiormente sui nostri comportamenti e rispettiamo di più gli altri, inserendo in questo gruppo anche tutta la Natura, non potrà che andare meglio.
02/03/2012
Il conto degli allevamenti zootecnici lo paga anche l'ambiente
di Chiara Pulin

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